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GIORNALI E GIORNALISTI DEI TEMPI DI CARLO ALBERTO

Ma. nonostante queste poco favorevoli informa­

zioni e il «subordinato sentimento che non si auto­

rizzasse la proposta nomina a direttore e compila­

tore in capo del

Liceo

num<o

del signor Giribaldi »,

si tini col concedere il permesso purché i tipografi

Cassone e Marzorati «fossero diffidati che, alla prima

lagnanza su allusioni personali che venissero fatte

sul detto giornale, sarà il medesimo soppresso senza

ammissione di qualsiasi scusa, ed il compilatore

sottoposto a severo castigo economico » (20 mag­

gio 1844).

1

reclami non si fecero attendere. Nel n. 27 (12

luglio 1844), il Giribaldi dava notizia di alcune novità

drammatiche ch’egli affermava prodotte in un teatro

di Napoli, ma che in realtà erano sua pretta inven­

zione.

Jean tratneur de sabre,

ossia

Lo spaccamonti

umiliato,

si riferisce, scriveva la Polizia di Pinerolo,

«per quanto pubblicamente dicesi, al signor Gio­

vanni Alliaud, detto comunemente Jean, pinerolese,

Tenente nel 40 Reggimento Fanteria, attualmente

addetto al battaglione di Deposito qui di stanza, per

aver questi, alcun tempo fa, avuto una verbale con­

tesa col signor Lorenzo Giribaldi, estensore in capo

di detto giornale, creduto autore di esso articolo, la

quale però non ebbe alcuna importanza e fu sul

campo finita ».

Ma più grave era il caso di altre due finte com­

medie:

Gli eredi Cautelar

ossia

II matrimonio per

coprire l'infamia,

e

Margherita Allemani

ossia

La

figlia di tre padri,

nelle quali erano messe in pubblico

vicende famigliari pinerolesi di carattere delicatis­

simo. «Dicesi », concludeva un suo lungo rapporto

la Polizia di Pinerolo, «eh esso signor Giribaldi abbia

anche scritto e voglia dare alle stampe una specie di

romanzo intitolato

Paolina,

nel quale intacchereb-

besi la riputazione d ’una giovine signora maritata e

di una damigella, e che già a qualche suo amico egli

n’abbia letto qualche squarcio ».

In seguito a questi fatti il

Nuovo Liceo

venne sop­

presso. La Censura si scusò di non aver compreso

le allusioni, e il governo prese i provvedimenti oppor­

tuni per impedire la pubblicazione del romanzo.

Quanto al Giribaldi, asserì di non essere l’autore del­

l’articolo che gli era giunto anonimo per la posta;

ma nessuno prese sul serio siffatta spiegazione anche

perchè erano noti i suoi pessimi rapporti con le per­

sone così audacemente offese.

Del resto il Giribaldi non rinunziò punto a vendi­

carsi in questo modo dei propri nemici II 18 agosto

1844 i Carabinieri di Pinerolo avvisarono la Polizia

di Torino (8) ch’egli aveva pubblicato, due giorni

innanzi, nel

Pirata

di Milano, un articolo su

un’Acca­

demia filarmonica nelle sale della società del Casino

di Pinerolo, in cui mettevansi in ridicolo «le persone

quasi le più distinte ed al certo non meritevoli d ’un

simile trattamento da esser confuse con altre dei due

sessi appartenenti alla più vile plebaglia ». L ’arti­

colo infatti, per chi conosceva uomini e circostanze,

non aveva bisogno di chiose, tanto le allusioni erano

trasparenti: «Si cominciò un concerto a corno e

tromba, composto sopra un tema dei

Puritani

del

signor Camillo Alliaudi ed eseguito per la parte di

corno dal medesimo ». L ’accademia non era mai

stata tenuta, la società filarmonica non esisteva,

l’articolo portava la sigla A. C. Fu proibita pertanto

l’introduzione del

Pirata

negli Stati sardi — prov­

vedimento revocato dopo qualche mese per compia­

cere il governo austriaco — e il Giribaldi fu tratto

in arresto, mentre Francesco Regli, redattore del

Pirata,

protestava la sua buona fede ed avvertiva

che non avrebbe più pubblicato articoli «intorno ad

accademie o feste private etc. ove non portassero

la firma dell’autorità del luogo ».

Il

Giribaldi, liberato di lì a poco perchè non fu

raggiunta la prova che l’articolo fosse stato scritto

proprio da lui, si recò a Malta dove, per ottenere la

cattedra di Eloquenza latina e italiana in quella

Università, ricorse all’espediente di pubblicare come

suoi alcuni articoli del

Museo

di Torino (9). Il colpo

non gli riuscì e, venuto poscia, per questo ed altri

motivi, in sospetto a tutti, si ridusse a Firenze tra i

redattori del

Giornale militare italiano

ch’era diretto

da F. Gherardi Dragomanni. «È di cattivo carat­

tere

»

— così la Polizia di Torino a quella granducale

— «mendace, impostore, presuntuoso, insolente, irre­

ligioso, scroccone ». Ed aggiungeva che era partito

da Malta con 2000 lire, provenienti forse dagli affi­

gliati alla Giovine Italia (giugno 1846). Da Firenze,

dove, tra le altre cose, pubblicò un opuscolo contro

Massimo d ’Azeglio e un manifesto antigiobertiano in

cui gl’italiani erano esortati a non fidarsi di Carlo

Alberto, «il traditore del 1821 », passò in Francia e

poi nella Svizzera, finché, dopo la campagna del 1848,

ricomparve a Torino. «Tale individuo », si legge in

un rapporto di Polizia del mese di ottobre, «è rite­

nuto per un agente segreto dell’Austria ». La voce,

vera o falsa, correva infatti un po’ dappertutto da

più di due anni (10).

■ IL

Il

19 gennaio 1846 Francesco Predali, in nome

anche dell’edit. Pomba, il quale dava «le volute ga­

ranzie in persona propria per gl’interessi degli asso­

ciati », chiese il permesso di pubblicare

VAntologia

italiana, giornale di scienze, lettere ed arti.

Il Predali

viveva a Torino dal 1844 con la moglie, cinque figli

e una cognata,. ed era direttore

deWEnciclopedia

popolare

dello stesso Pomba, nella casa del quale

aveva anzi dimora (11). Prima di ridursi a Torino

era stato impiegato nella Biblioteca braidense a

Milano.

H avvi chi pretende (cosi la Polizia il

21

gennaio

1846)

che invece d i essersi volontariamente dimesso da quell'im-

piego, come pompa se ne la in pubblico, sia stato piuttosto

consultato di ritirarsi anzi che aspettarne il congedo, e

vogliono anche che da Milano non abbia rapportate palme

troppo soddisfacenti in latto d i delicatezza. L a efenooe

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