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GIORNALI E GIORNALISTI DEI TEMPI D I CARLO ALBERTO

fatta dall’editore Pomha nella persona del Predari a diret­

tore del

YEnciclopedia popolare

fu encomiata dall'avv. Brof-

fi-rio in apposito articolo da lui inserito nel

Messaggiere,

segnatamente perchè l’editore non aveva cercato di rispar­

miare la spesa per avere un erudito e rinomato soggetto

(il Predari deve godere l'annuo assegnamento di L. 2000).

Risulta che per un dato tempo passò tra li Brofferio e Pre­

dari la maggiore intimità ed amicizia, quali relazioni cessa­

rono quando venne alla luce la risposta alla critica fatta

dal primo al cav. Cantù, quale risposta, comunque firmata

Pomha, il Brofferio non ignorava che era un parto della

|)enna del l ’redari. Consta inoltre che il Predari, a suggeri­

mento, come si vuole, di alcuni letterati suoi amici di questa

capitale e coll'egida dell'editore l ’omba. abbia divisato d'in­

traprendere la pubblicazione d'un nuovo giornale di scienze,

lettere ed arti, il quale porterebbe per titolo

L'Antologia

italiana.

Come letterato gode in pubblico la riputazione di

uomo molto erudito; come privato compare testa calda e

non troppo delicato. La di lui penna all’evenienza non cede

a quella dell’ora di lui inimico avv. Brofferio. È piuttosto

intrigante, ha varie relazioni con letterati di tutte le parti,

segnatamente col curato svizzero Montemartini, editore di

una Bibbia, e le di lui qualità politiche e morali si giudicano

alquanto dubbie. Sin qui la sua condotta non diè però luogo

a dei richiami.

A questo rapporto il marchese Michele di Cavour,

vicario di Torino, aggiungeva poi di suo pugno: «Nel

mio particolare mi risulta che il Predari non sia per­

sona da fidarsi, capace di mutar bandiera nel proprio

interesse, e che sia cosa ottima il farlo attentamente

sorvegliare se non si vuol altrimenti trar profitto del

medesimo ». Parole oscure! Pochi giorni dopo (31 gen­

naio 1846), il Solaro scriveva a sua volta:

Francesco Predari, nativo di Como, fece in Milano il

corso ginnasiale e filosofico con distinto profitto, e, giovine

ancora, scrisse un trattato di filosofia intitolato:

L'uomo

fisico, intellettuale, morale,

in cui diede saggio di non comune

talento e coltura. Meno plausibile era però il suo contegno

in famiglia e, disgustatosi con la madre passata a seconde

nozze, se ne diparti e consumò in viaggi fatti in Italia ed

in Africa la tenue eredità pervenutagli dal genitore. Ritor­

nato a Milano, trovò occupazione come prefetto e maestro

in varii stabilimenti privati di educazione, ma poco vi

rimaneva non sapendo armonizzare coi superiori di tali

istituti. D'altronde i tenui proventi che ricavava non basta­

vano a sanare le passività incontrate ed a sostenere decen­

temente la propria famiglia. Chiese poi ed ottenne un posto

di scrittore presso l'I. R. Biblioteca di Brera, posto che

conservò per parecchi anni e che spontaneo abbandonava

avendo trovato a collocarsi più vantaggiosamente presso un

tipografo in questa capitale. La condotta politica e morale

del Predari non ha fornito, a Milano, titolo a censura, chè

anzi godeva opinione di buon padre di famiglia, ed attese

con zelo al proprio impiego. Un atto però meno delicato

commise, comunque abbia cercato di giustificarlo, e fu la

vendita alla suddetta Biblioteca, pel prezzo di L. 40, di un

manoscritto che gli era stato affidato, ma di cui non avrebbe

potuto disporre. Si rese anche osservabile eoa la pubblica­

zione di due strenne nelle quali, sotto la forma in apparenza

strana del romanzo, trapelavano allusioni politiche e morali

non del tutto commendevoli.

In

tutto questo rumore

è

forse

da

vedere la mano

del

Brofferio, sempre poco scrupoloso contro

i

suoi

avversari in giornalismo. Ma il Predari non poteva

permettere che trovassero credito certe voci di cui

la

graviti non era diminuita dall'esser diffuse in

forma dubitativa. «Nelle questioni in cui va del­

l'onore di un onesto cittadino che deve lasciare a

cinque figli un’eredità di onore e di fama inconta­

minata », scrisse quindi al Lazzari, il 26 febbraio

1846, «ogni difesa contro la calunnia non è mai

maggiore del bisogno ». E portava le prove che il

manoscritto venduto alla Biblioteca di Brera gli era

stato donato dal legittimo proprietario, che era la

famiglia Mazzucconi. La lettera di donazione, ag­

giungeva, «esiste presso l ’I. R. Governo di Milano,

presso cui la depositai a documento della mia inte­

grità, la quale fu d’altronde ampiamente constatata

dalla mia permanenza all’impiego durata ancora ben

oltre un anno, il che non sarebbe certamente avve­

nuto per un pubblico impiegato che destato avesse

i più lievi dubbi sulla propria probità e particolar­

mente in uno stabilimento di tanta illimitata fiducia,

quale è una pubblica vastissima biblioteca ». Spie­

gava poscia di aver abbandonato l ’impiego «spon­

taneamente » (e adduceva in prova una lettera di

Fr. Rossi, bibliotecario di Brera) perchè non davagli

speranza di carriera, mentre il Pomba gli offriva

«laute condizioni ». Questa era anche, in sostanza,

la spiegazione del vicario marchese di Cavour (19

maggio 1846). I rapporti tra il Predari e il Pomba

avevano avuto origine da «una critica la più malign.

e rigorosa » fatta dal Predari stesso, in un foglio mi­

lanese, ai primi fascicoli

deWEnciclopedia.

Il Pomba

andò a Milano, si presentò al Predari e «per chiu­

dergli la bocca si dice che gli abbia corrisposto la

vistosa mancia di L. 4.000 ». Inoltre, avendolo cono­

sciuto «uomo molto erudito...... ad intromissione del-

l’aw . Brofferio », lo prese come direttore dell’opera

«che censurata aveva con tanta severità ».

Intanto, il 23 febbraio, il Solaro aveva scritto al

Lazari: «On m’écrit de la Toscane qu’on y parie

beaucoup en ce moment d’un jouraal littéraire et

scientifique qui sera rédigé dans un sens libéral et

qui doit parattre bientòt à Turin. On ajoute que

cette feuille aura en Toscane des collaborateurs qui

appartiennent à la méme opinion et qui sont

connus par leur zèle à repandre leurs mauvais prin-

cipes. D ’après ce qu’on me mande, les libéraux atta-

chent une grande importance à cette future publi-

cation; et la satisfaction qu’ils en témoignent peut

donner la mesure de l’espoir qu’ils en confoivent

pour l’avantage de leur cause. Je crois

à

propos,

Mr. le Comte, de vous faire part des notions que

j ’ai re^ues

à

ce sujet ». Trattavasi appunto, come si

è detto,

dell’Antologia,

destinata a far rivivere, col

nome, lo spirito dell’antico periodico del Vieusseux.

Il Pomba

aveva già

pubblicato

un’Antologia stra­

nieri,

ch’era morta

per

mancanza di associati nel 1830.

Tre anni più

tardi, dopo

la scomparsa deU’omonimo

periodico

fiorentino,

s’era

provato a

risuscitarla, ma

non v era

riuscito.

Nel 1846 i

tempi erano

mutati,

e

V

Antologia italiana

fu quindi permessa, fl 2 aprile,

a condizione

die la Censura

esercitasse

«un attento

esame sulli articoli che vi si pubblicheranno, mas­

sime

quelli die potrebbero venire dall’estero », doè

dagli ahri Stati italiani (12). Nd settembre lo steso

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