

ELENA FALCO MARI SALDI
L ’amore che l’artista mette
a ritrarre un cane può parere
a tutta prima esaltazione: no
è la sua anima un po’ primi
tiva che si piega con una indi
cibile dolcezza verso la natura,
è la sua potente personalità
che si accosta istintivamente
verso ciò che vi è di più umile,
di più buono, di più semplice.
Strano questo essere dall’a
nima complessa che attraverso
le sue manifestazioni artisti
che diventa meravigliosamente
semplice. Dipingendo, essa per
corre la via della semplicità,
dell’umiltà, della grazia natu
rale, quasi come una tenue e
dolce carezza di bontà vera e
pura!
Guardo ancora i suoi ri
tratti ad impressione e quelli
compenetrati di profondo stu
dio: rivelasi sempre l’impres
sionista che però non dimen
tica e non disprezza i canoni
fondamental i della pittura:
tutto è formato e chiuso da un disegno scrupoloso, per
fetto, che risolve e conclude senza manierismi, senza
appesantire, anzi con una preoccupazione costante
di riuscire significativa in ogni manifestazione senza
stancare; preoccupazione che deriva dalla profonda I
cognizione e dalla vera coscienza di artista fedele
ai solidi insegnamenti ricevuti.
Mi accadde di sorprendere questa pittrice al
lavoro tra la pace campagnuola di Pino Torinese
dove essa ha trovato modo di improvvisarsi uno
studio. Dalle finestre ampie e spalancate al sole si
scrupolo, e dove i soggetti, ritratti senza pedanteria,
potrebbero aspirare ad essere considerati come mo
delli di tipicità, e sempre con quella signorile pen
nellata che distingue la vera arte dalla facile
pittura.
I
suoi cani dipinti non sono piatti come quelli
dello Sperling e non sono fantasiosi e poetici come
quelli della Maud Eail: un semplice verismo con
un gran soffio di vita. Qualche critico disse che per
ritrovare un’arte uguale a quella della Falco Mari
saldi bisogna ritornare ad artisti del Settecento.