

L e p r im e r a p p r e s e n t a z io n i d e l le o p e r e d i B e l l i n i
a T o r in o
R
icorre, l’anno prossimo,
il centenario della morte
di Vincenzo Bellini, avve
nuta a Puteaux, presso Pa
rigi, il 24 settembre 1835.
Ora, nell’esporre ai let
tori il ragguaglio delle prime
rappresentazioni dei melo
drammi del grande cata-
nese a Torino, dirò anche
delle riprese delle singole
opere, ed accennerò ad al
cune impressioni critiche di
quel tempo sulla musica
belliniana, riproducendo, a
tal uopo e per maggior schia
rimento, qualche passo tolto
dai giornali torinesi del
l’epoca.
Rammento che le opere
composte dall’illustre musi
cista sono dieci, ma soltanto
sette comparvero sulle scene
dei teatri della nostra città.
Non furono rappresentati
l'Adelson e Salvini, Bianca
e Fernando
e
Zaira',
le prime
due forse perchè lavori giovanili e perciò di scarsa
importanza, e la
Zaira
perchè non ebbe buon esito
a Parma.
Il
Pirata
fu la prima ad essere rappresentata a
Torino, e vi giunse, dalla prima esecuzione (Milano,
Scala, 27 ottobre 1827), con quattro anni di ritardo,
cioè nel giugno del 1831, ed accolta nel modesto
teatro D’Angennes, ora Gianduia. Il successo fu
buono e l’opera piacque sia per «le continue bellezze
di motivi, di pensieri, di melodie, di accompagna
menti », come per esecuzione, e questa specialmente
per merito dei coniugi Duprez, Alessandrina e Luigi,
«che si possono giustamente chiamare le due colonne
del musicale edifìzio » (Paolo Luigi Raby,
Gazzetta
Piemontese,
1831).
Ripreso due anni dopo, nel giugno del '33 sulle
stesse scene con il tenore Poggi, il rinomato basso
Scalese e la prima donna Sedlacek, fu poi riprodotto
al Carignano la sera del 14 ottobre 1837 con artisti
quali il Donzelli e la Strep-
poni, che divenne poi sposa
a Giuseppe Verdi. D allora
il
Pirata
più non comparve
a Torino.
La
Straniera
vi giunse
seconda, ed ebbe l’onore
delle scene del Regio, ivi
rappresentata la sera di
Santo Stefano del 1831.
L'opera, eseguita dalla
Tosi, dal tenore V’erger e
dal Cartagenova, nonché da
buoni elementi comprimari,
non riuscì ad entusiasmare
in proporzione alla grande
aspet ta t i va ; e sì che la
Straniera
alla Scala, nella
stagione di carnevale del
1829-30 piacque immensa
mente! Il motivo va ricer
cato che in quest’opera emi
nentemente drammatica —
ed il cui soggetto fu tratto
da Felice Romani da un
romanzo molto in voga del
D’Arlincourt — non basta
per eseguirla bene il solo merito del canto, ma oc
corre altresì che gli artisti diano drammaticità all’in
terpretazione. Ed a Torino, nonostante lo sfoggio
delle grandi virtuosità canore della Tosi, del V'erger,
e di altri, mancò tale effetto.
E per la stessa causa la
Straniera,
riprodotta
l’anno dopo al D’Angennes, indi nel 1835 al Cari
gnano con la Tadolini, e poi ancora nel medesimo
teatro il 4 settembre 1841, non potè mai piacere
completamente.
La terz'opera belliniana datasi nella nostra città
fu la tragedia lirica
I Caputeti ed i Montecchi,
nella
quale l’autore vi trasfuse i pezzi migliori della
Zaira.
Andò in scena al D ’Angennes nel maggio del 1832,
ed ebbe ad esecutori la Taccani (prima donna), il
Gentili (tenore), il basso Orlandi e la Brambilla
(contralto). I pezzi che piacquero di più furono,
oltre l’introduzione, la cavatina del tenore, quella
del soprano ed il patetico coro che accompagnava