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FACOLTÀ E PROFESSORI NEI PR IMI SECOLI DELLO “ STUDIO TORINESE

il massimo; per la fisica e l’etica venne scelto Padre

Giuseppe Roma; per la chirurgia il Rohualt che go­

deva gran nome a Parigi; anche a lui toccò un

discreto stipendio di iooo lire piemontesi. Fu de­

signato alle matematiche un celebre lettore «li algebra

dell’Università di Bologna, l'abate Ercole Corazzi;

mentre Bernardo Andrea Lama napoletano e il Re­

goletti romano insegnavano l’eloquenza ed il greco.

A questi maestri di chiaro nome bisogna aggiungere

il nizzardo Padre l)e Orestis, dell’Ordine dei pre­

dicatori, docente di teologia, il nizzardo Gallea, il

torinese Salino, l'abate Giordano, destinati alle varie

cattedre di giurisprudenza. Il torinese Fantoni, loda­

tissimo medico, che a ventitré anni era già pro­

fessore di anatomia all’Università torinese e i cui

scritti furono poi apprezzati e consultati da tutti gli

illustri scienziati d ’Europa, Giambattista Bianchi e

il saluzzese Buglioni che ottenne il titolo di Conte

per i suoi meriti, costituivano la Facoltà di medicina

e completavano con i savoiardi Bellegarde e Doucet,

insegnanti di filosofia, il veramente notevole collegio

dei professori.

Sebbene questi sedici docenti, per quanto illustri

e stimati non potessero costituire un corpo accade­

mico vero e proprio, Vittorio Amedeo non volle dif­

ferire l’inizio dei corsi e nel 1720 pubblicò la nuova

costituzione universitaria dovuta in gran parte al

Conte Francesco d ’Aguirre.

Da questo momento l’Università prese a cammi­

nare sui regoli ferrei, dai quali non uscirà più, nelle

sue pur varie vicende. Nel 17 2 1 , oltre a qualche mu­

tamento di non grande importanza nel novero dei

docenti, si ha l’aggiunta di due cattedre e cioè quella

di storia ecclesiastica affidata al Padre Sévérac di

Tolosa e quella di matematica che venne occupata

dal torinese Carlo Tommaso Bocca.

Il 18 agosto del 1729, con regio viglietto venne

delegato a presiedere all’Università — per meglio

dire al «magistrato della Riforma », composto dal­

l’abate Matteo Bertolino, preside del collegio di teo­

logia, dall’abate Sevalle, preside del collegio di legge,

dal dottor Fantoni, preside del collegio di medicina,

e dall’abate Carlo Francesco Badìa — il Conte Cais-

sotti, una delle personalità più eminenti che abbia

espresso il mondo politico piemontese del X V I I I se­

colo. Nelle funzioni ufficiali questi riformatori vesti­

vano una divisa ricca ed austera ad un tempo. Toga

di seta nera con mostre di velluto porporine. Il segre­

tario indossava pure una toga, ma più corta e senza

mostre.

L ’insegnamento fu ordinato in modo che vi fosse:

un professore di sacra scrittura, due di teologia sco­

lastica e dogmatica ed uno di teologia morale (ed

a costoro venne imposto di attenersi assolutamente

alla tomistica, e perchè non uscissero dai regoli, Vit­

torio Amedeo II — non contento che la giurisdi­

zione universitaria fosse esercitata da un giudice da

Lui eletto con il titolo di assessore — pretese che

tra i docenti di teologia vi fosse sempre un dome­

nicano che, effettivamente, esercitava il controllo di

tutto l'insegnamento filosofico dell’Università). Nelle

Facoltà di legge furon nominati: un docente di diritto

canonico, due di diritto romano, uno d ’istituzioni

civili. La Facoltà di medicina ebbe così suddivise le

cattedre: una di medicina pratica, una di teorica,

una di anatomia, una di botanica, una d ’istituzioni

mediche, una di chirurgia; mentre si annoveravano

nella Facoltà delle arti: due professori di filosofìa,

due di matematica, uno di eloquenza, uno di lingua

greca Come si vede la teologia ed il diritto costitui­

vano ancora il nocciolo dell'insegnamento universi­

tario. Però la Facoltà medica aveva un più razionale

ordinamento e cresceva d ’importanza, mentre in

quella dell'arti le cattedre salivano al numero di sei.

(ìli stipendi, pur essendo ancor assai tenui — e la

causa maggiore deve ricercarsi nelle strettezze del

pubblico erario esausto dalle guerre passate — , eran

meglio equiparati. I professori di teologia eran com­

pensati con 1200 lire ciascuno; 1500 lire toccavano

al canonista. Il professore di diritto percepiva 2000

lire, massimo stipendio. Ognuno dei professori di

medicina percepiva 1200 lire; 1700 lire eran desti­

nate al professore di lingua greca; 1200 a ciascuno

dei docenti di matematica e di eloquenza. Il minimo

stipendio era di 600 lire, appannaggio del professore

di chirurgia e di quello di istituzioni civili.

* * *

Questo ordinamento durò come base per quasi

tutto il secolo. Nel 1737 , su proposta del Gran Can­

celliere Zoppi, Carlo Emanuele accrebbe il numero

delle cattedre, portandole a ventuna: quattro per la

teologia, cinque per il giure, sei per la medicina e la

chirurgia, due per la filosofia, due per la matematica,

due per l'eloquenza. Nel ‘38 venne creata una nuova

cattedra per le lingue orientali, affidata al Padre

domenicano Amedeo Agnesi di Cuneo; mentre fu

destinato alla filosofia morale — insegnamento fino

a quei tempi congiunto con quello della fisica — il

dottissimo Padre Michele Casati, milanese, che per

sedici anni aveva insegnato la stessa materia allo

Studio milanese e che finì vescovo dell’importante

diocesi monregalese. Fu in quell’anno istituita del

pari una cattedra d'istituzioni chirurgiche, affidata

al sostituto Carlo Lotteri, cerusico delle guardie del

corpo, giovane e valente medico, che si distingueva

per ardite operazioni e maestria nell’arte.

In quell’anno s inaugurarono pure sei studi di

grammatica o ginnasi nella città di Torino, uno

studio di disegno ed uno di scultura.

Questo studio trovò sua prima stanza sotto gli

Archivi del Re e, nel 174 1, essendone direttore il

romano Simone Martinez, traslocò ai confini estremi

del Giardino Reale. Al Martinez vennero assegnati

alcuni allievi di buone attitudini, cui il direttore

doveva provvedere mediante un'annua pensione glo­

bale di 5000 lire pagate dall’Erario. I primi lavori

usciti da questo studio — lontanissimo embrione

dell’Accademia Albertina — furon due statue in

marmo raffigurante San Giuseppe con il bambino

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