

LA MOSTRA STORICA DI COSTANTINO NIGRA
Un mobiletto artistico contiene un acquerello
prezioso. Ha due facciate: in una è rappresentata
l’ambasciata italiana di Vienna, prima della guerra;
nell'altra si leggono le firme delle signore dell’alta
società viennese che glie ne fecero dono quand’egli
lasciò quell’ambasciata. Vi sono inoltre tutte le de
corazioni nazionali ed estere di cui il Nigra fu insi
gnito, attestazione lampante degli alti e benemeriti
servigi da lui resi in diplomazia e dell’alta conside
razione in cui fu tenuto. Tra esse spicca il Collare
dell’Annunziata, naturalmente il piccolo, col tele
gramma annunziatore di Re Umberto I che dice
testualmente così:
«Gli eminenti servigi che ella rende alla patria fin dal
principio della sua carriera le han dato il più nobile titolo
alla riconoscenza mia e del paese nonché alla mia personale
amicizia; a testimoniarle i miei sentimenti ed a rimeri
tare nel più degno modo le sue benemerenze le ho confe
rito l'Ordine supremo della Santissima Annunziata. Possa
Ella portarne le insegne per mille e prosperi anni quali
le augura di vero cuore
«Affezionatissimo
U m b e r to ».
Poi medaglie: quella della campagna del '48 che
il Nigra conservava gelosamente, ed altre comme
morative fra cui alcune riguardanti il Regno di
Francesco Giuseppe; infine targhette di bronzo che
ricordano il traforo del Cenisio ed altre solennità.
Un altro mobile racchiude fotografìe preziosis
sime. Una riproduce la fuga dell’imperatrice Eugenia
da Parigi nel '70, accompagnata dal Nigra e da altri
fìdi; poi un album con 20 fotografìe diverse della
famosa contessa Castiglione, che il Nigra raccolse.
Si distingue la Castiglione nello splendore della sua
bellezza quando si recò a Parigi e più tardi in età
matura, ma sempre di un’avvenenza affascinante
che gli anni hanno appena sfiorita; in costume del
tempo, in pose languide e in abbigliamento severo.
Parecchie fotografie sono ancora ignote. È la rac
colta iconografica della celebre donna.
Un altro mobile è di grande valore storico ed
artistico: è una scrivania stile primo impero, appar
tenuta a Napoleone I di cui porta le sigle imperiali.
Fu donata al Nigra che vi stillò le sue più impor
tanti note diplomatiche. Sul mobile sta un ricordo
caratteristico: la mano modellata in marmo dell’im
peratrice Eugenia; attorno al polso un braccialetto
col motto «Fides ».
Ma gli studiosi e gli intenditori indugiano più
volentieri lo sguardo e l’attenzione sulle lettere
esposte dei suoi numerosi corrispondenti.
Alcune lo esaltano come poeta ed erudito.
Una commendatizia del Paravia al Perrens, ri
masta tra le carte del Nigra, dice di lui: «È giovane
di molto ingegno e fa dei versi così splendidi e tersi
che pochi di eguali se ne leggono tra di noi •. Il
Giorgini gli confessa che i suoi versi sono tra i più
belli che mai avesse letti; Michele Lessona gli dice
che nel leggere la sua «Rassegna di Novara > si
senti trasportato in un mondo elevato di affetti e
di sentimenti, e Luigi Luzzatti ha parole meritevoli
di essere trascritte testualmente:
•
I suoi battaglioni evocati dalla sacra arte dei carmi
si muovono fortemente allineati e, guidati dal pallido Sire,
tornano ai memorandi assalti! Vi è nel suo endecasillabo
una fusione di Monti e del Foscolo. Mi tornano alla mente
quei nostri grandi che poetavano, scrivevano, governavano,
negoziavano per lo Stato. Se n’è perduto lo stampo! ».
Lo scultore Jerace paragona la traduzione da
Callimaco della «Chioma di Berenice » fatta dal
Nigra ad una sinfonia Beethoveniana; infine Fede
rico Sclopis lodandogli la raccolta delle Canzoni
popolari del Piemonte afferma che il Nigra sapeva
ritrarre il colore della storia popolare da costumi
antichi meglio che ad pennello.
Nella Mostra notevoli sono dispacci di Re, di
Principesse e di Principi. Vittorio Emanuele III
annimgia in un dispaccio da Racconigi al cugino
Nigra la fausta nascita di Umberto, Principe di
Piemonte. Re Milan e Ferdinando di Bulgaria gli
scrivalo complimenti, il Principe Gerolamo ha per
lui parole cordiali, la Principessa Clotilde racco
manda per onorificenze, la Principessa Laetitia gli
scrive in tooo scherzoso, un Borbone, il Principe di
Capila, vissuto quasi sempre esule, già nel *61 ha
parole significative di riconoscnnento dd Re d'Italia.
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