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TORINO AI TEMPI DEL VICARIATO

avuto, se non avesse dato troppa facoltà di giurisdi­

zione al Vicariato.

Gli ospiti illustri che venivano talvolta nella

nostra città, non potevano lagnarsi perchè gli inviti

fioccavano loro da ogni parte ed il Vicario gareggiava

col Duca nell'onore di averli a mensa e di far tra­

scorrere lietamente il loro soggiorno.

Nei tempi del Vicariato, oltre a Gian Giacomo

Rousseau che venne ad abiurarvi il calvinismo e si

acconciò a servire come valletto in casa Solaro, di­

morante in via

S .

Domenico nell’attuale Palazzo

Mazzonis, venne Carlo Goldoni, l’immortale comme­

diografo che nelle sue memorie ricorda con piacere

il suo soggiorno a Torino, e più tardi Giuseppe II

d’Austria alloggiato nel palazzo del barone Weill-

Weiss in via Bogino, e prima di Gian Giacomo,

accolto con profonda deferenza dalla nobiltà tori­

nese, il coltissimo barone Scipione Maffei studioso

della nostra letteratura e ricercatore di opere

d’arte.

Torino conobbe anche in quei tempi, che pure

non tono dei più fortunati perchè le leggi sono appli­

cate quasi sempre a suono di nerbate e con carcera­

zione lunga e piena di tormenti fisici e morali, giorni

di splendore, e nel campo artistico vari artefici, sia

nella scoltura, che nella pittura, diedero saggi ma­

gnifici di cui si serba imperitura traccia nel palazzo

Bogino, in quello dei Valperga e dei Chiusano.

Il

nostro buon popolo piemontese, sano, forte e

lavoratore, tenace, già fin da quell’epoca teneva il

primato nell’artigianato, nelle industrie e nei com­

merci; primato che andò sempre più affermandosi e

crescèndo di fama; primato che tuttora sotto il

regime fascista conserva e vanta.

GIOVANNI DROVETTI