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CINQUANTA

"

CITTADINE

TORINESI NELLANNO XI DELLA REPUBBUCA

hanno instaurato un uso di titoli nobiliari che prima

trascuravano.

La soppressione di tali aulici appellativi ha co­

sternato a tal punto le dame subalpine che alcune

ne hanno fatto una malattia, tanto che 1’ «or­

goglio ferito »apre la lista delle cause che attentano

alla bellezza femminile.

Con maggior disinvoltura avevano subito questa

incruenta decapitazione le dame della Repubblica

d’Italia e Ligure; poiché le nobili milanesi, già prima

dell’avvento della Repubblica francese, si acconten­

tavano del prefìsso «donna », e le genovesi di quello

di «signora ». Esempio però di serena rassegnazione

piemontese, é citata la cittadina

S

an

M

a r t in o

L

a

M

o tta

nata

F

r e s ia

(riferirò sempre i nomi quali

appaiono stampati nell’opera anche se vi è da sup­

porre che una variante, come in questo caso «

de

la Motte

» corrisponda a maggiore esattezza).

Altro veleno per la bellezza è la vanità a cui si

possono imputare «le rabbiose tossi, le assidue costi­

pazioni ed enfiagioni, i vaganti dolori, il guasto dei

denti, le febbricole frequenti ». Già Galeno, perse­

cutore pur esso delle dannose manteche e dei vele­

nosi impiastri, aveva messo alla gogna le «sozze

vecchie inverniciate per uso e abuso di imbelletta-

menti », segnalando come causa di morte i bianchi

ed i rossi per il viso, e le polveri per far biondeggiare

i capelli. Un frate che si vantava, con altri suoi

segreti, di far diventare «oro » (oggi non basterebbe

più, ci vuole il «platino ») il crine, creò molte vittime

calve. Attenzione pure alla tunica greca, con la

spaccatura generosamente panoramica per le belle

gambe, messa in moda dal Direttorio! Nel rigido

clima Subalpino può fruttare delle polmoniti!

All’ordine del giorno sull’altare della Bellezza

conservata senza l’olocausto alla Vanità sono citate

le

cittadine

G

lor ia

nata

A

vog adro

y u

aregn a

C

e

­

rett i

e Rocci nata

d

’A

n g en n e s

.

E poiché anche gli

uomini non sono immuni da tale peccato, si presen­

tano come degni compagni delle suddette cittadine

i giureconsulti ex-conte

A

l ia u d i

di

T

a v ig l ian o

,

ex-commendatore

M

o r e l l i

e

S

e ch i

d e l la

S

c a l e t t a

,

l ’ex-conte

C

e sar e

V

a l p e r g a

con universale godi­

mento aggiunto al «Maire » di Torino, gli ex-cava­

lieri

S

aluzzo

-P

a e sa n a

e

F

rich ignono

C

a ste llen go

,

il letterato pittore

R

e g is

,

il classico patrocinante

B

runo

ed il rinomato procuratore

M

a l a c r ia

.

Cagione di deperimento fisico è pure il lasciarsi

vincere da timori infondati o da immaginazioni di­

sordinate; è bene avvisare la cittadina

V

inai

nata

R

ighino

che quei racconti paurosi che la nutrice

tiene alla fighuoletta corrono il pericolo di impuntare

il suo visino ad un atteggiamento spaurito che farà

in avvenire comparire rughe precoci; dannosa è pure

la varia apprensione della morte, quale un confes­

sore alquanto catastrofico pare abbia insinuato nel­

l'animo della cittadina

F

aussone

di

M

ontalto

,

sposa di

C

arlo

B

ekzetti

,

ex-marchese di Murazxano.

Strage di bei vismi aveva fatto il vainolo ia una

recate epidemia, ed il « filantropo » riconta che la

bellezza famosa delle Circasse e delle Georgiane era

dovuta principalmente al fatto che quelle quasi

barbare tribù Caucasiche non conoscevano tale ma­

lattia, grazie ad un largo uso di quella vaccinazione

che Jenner impose all’Europa soltanto nel 1796.

La augusta moglie di Re Vittorio Amedeo si era

affrettata a darne l’esempio, assoggettandovisi, ben­

ché già matura d’anni, con i principini, nel Castello

di Govone.

Ma pur consigliando le medicine sotto forma

preventiva di immunizzazione del sangue, l’autore

narra, come ammonimento, il caso di quel povero

marito che aveva dovuto spendere in un anno,

oltre che per sarte e modiste, la somma di ottocento

franchi presso i farmacisti. La consorte a dire il

vero non era stata veramente ammalata neppure

un giorno; ma i suoi umori ed i suoi vapori le ave­

vano fatto spendere un piccolo patrimonio «per

bagni interni ed esterni, paste diverse, tavolette di

ogni genere, spiriti volatili, oli essenziali, sughi di

sciroppi, decozioni ed altri simili spezialeschi in­

trugli ». Prendano queste malate immaginarie esempio

da

C

l e l i a

B

o r r o m e i

nata

G

r il l o

,

la quale si è

avvicinata ai cento anni senza avere mai ingurgitata

medicina di sorta!

Si dà battaglia pure contro le fascie e busti <i

quali apparecchi intendono in nome dell.

taglia

soffocare la naturale vegetazione del corpo, ingene­

rando i perniciosi effetti di vomito, dolori di stomaco,

cachessia, etisia, consunzione, cronichismo ». Sag­

giamente l’imperatore Giuseppe II d’Austria ne

aveva interdetto l ’uso con un editto il quale era

stato fatto osservare severamente in confronto dei

neonati, ma era rimasto lettera morta per le belle

signore.

Con le fascie si chiude la elencazione delle fonti

di guai per la bellezza e si apre la serie degli elisir

atti a dispensare e ad accrescere le grazie. Esaltato

è l ’influsso benefico della virtù, ma piuttosto intesa

nell'interpretazione pagana, che sarebbe quella di

seguire le leggi naturali. Il genio muliebre è quello

di piacere agli uomini, e questa fu sempre l’energica

molla di ogni donnesca operazione. Amazzoni al

tempo di Achille, Aspasie nell’epoca di Platone,

come dovranno essere in quel principio di secolo

in cui cade l’anno XI® della Repubblica? U genio

del comune degli uomini è, in tali anni, di rinnova­

mento e perturbamento politico di tutta Europa,

«una oziosità e leggerezza inquieta, una vanità seria

ed occupata, un libertinaggio elegante, fonone suc­

cessiva di comparse e di mode, egoismo raffinato e

mascherato con le mentite divise,di patriottismo,

una continuata artifiziosa catena di brighe e di

intrighi, di <*»«"«««* speranze e di desideri ecces­

sivi, venalità e rapacità sorprendenti, giudizi preci­

pitosi, giurata mimirazia all’analisi, aQe discussioni,

all’esame ed a tutto ciò die richiede fatica, prodi-

gioia instabilità. Tale è il vorticoso spirito del pre­

sente secolo ». E non forse quello di tatto il genere