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CINQUANTA " CITTADINE„ TORINESI NELLANNO X I DELLA REPUBBLICA

Una trinità maschile, costituita dall’ex-carmelitano

E

vasio

L

eone

il quale ha composto un «Cantico

di Salomone » in versi metastasiani, dal filosofo

A

rnaud

«più carico di titoli che di anni », dal

letterato

B

ava

S

an

P

aolo

loda concordemente la

cittadina

A

l ber t i

V

ignolo

vedova

F

alletti

,

scrit­

trice di letteratura amena.

Precoci promesse sono le giovani damigelle

A lb e r t in a C o r t in a di MalgrA , T e r e s a V ian i di

Ovrano ,

vivente in Rivarolo, ed

E n r i c h e t t a Vi­

c a r io S a n t ’Agubio

(Agabio?) in Vercelli. Riferisce

l'Ossetralore Piemontese,

che nel

1 7 9 7 ,

all’età di

10 anni, le prime due «in una pubblica adunanza,

ove persone di ogni riguardo intervennero, con mo­

desta franchezza risposero a tutte le questioni fatte

sopra i seguenti soggetti: grammatica, sfera, reli­

gione dei vari popoli della terra, governi e mito­

logia ». La

S

ant

’A

gabio

è pure altamente elogiata

perchè preferisce la compagnia di un «cagniuolino »

a quella di qualunque giovanotto.

Il

cittadino V

inay

, consigliere della Prefettura

del Dipartimento del Po ha adottato la damigella

S

ofia

C

l e r k

, che aveva assistito al fonte ba ttesi­

male quale padrino, e per i suoi talenti l ’ha inviata

a Roma a studiare pittura presso la D

emarron

,

sorella del famoso R

affaello

M

engs

. La cittadina

B

iondi

na ta Z

ucchi

sfoggia « una ampiezza dello

spirito filosofico che corrisponde alla matronale va­

gamente simmetrica conformazione del fisico ».

Queste le donne che erano, per così dire, già in

circolazione all’avvento della Repubblica. Ma la

disposizione di sopprimere i Monasteri e di resti­

tuire alla vita secolare le religiose che in essi avevano

cercato riparo al tumulto del mondo, apportò alla

leva femminile nuove reclute. Pensavano i generali

della

2 7 *

divisione che le ex-monache, tutto era «ex »

in quegli albori del XIX secolo, avrebbero potuto

essere utilizzate come educatrici delle fanciulle; ma

apparve che le pie abitatrici dei chiostri erano piut­

tosto «dedite alle rubriche del coro e mille altre inezie

e futilità » e non avevano sufficienti basi pedago­

giche. Si fecero perciò trasmigrare a Torino la

D e L a z z a r i,

la

M a is t r e

e la

S a n t ’A g n e s e ,

con­

giuntamente al canonico

T r e p p iè

dal Monastero di

Sant'Orsola di Chambery. Esse aprirono un istituto

a Torino in cui si distinguono le giovinette figlie

dei generali francesi

K i s t e r

e

R o s t o la n ,

del coman­

dante

E sp in a s s e ,

e dei nostri concittadini

E n r ic o

M a r tin ,

ex-conte

d i S a n ta R o s a ,

ex-conte

S c a r r o n ,

presidente del tribunale di prima istanza in Ivrea,

ex-conte

d i S a n t a B r ig id a .

Sulla scarsezza di buoni elementi tra le fuoru­

scite dei Monasteri anche il nostro paladino si trova

d’accordo eoo il Comando francese. Mentre i nomi

delle elette «cittadine» gli fluiscano dalla penna,

riesce a gran stento a mettere insieme il nome di

quattro monache che, appartenenti a Monasteri

piemontesi, presentino sode qualità di coltura.

Apre

la lista, e lo merita davvero,

D

eodata

G

oan

di Foasano, ex-conversa

prtfasa

Cistercense

in Mondovl, che già nel chiostro si era votata alla

professione dell’arte farmaceutica ed al commento

di Boezio.

La visitarono colà il famoso P

adre

B

eccaria

,

uno dei pionieri torinesi, ed anzi europei, degli studi

Sull’E le ttricità ; e così pure il facondo rettori») S

o r e s i

.

Già prima che la Repubblica Francese aprisse,

anzi sfondasse le porte dei Monasteri e ne facesse

uscire anche chi voleva rimanervi, la

G

oan

aveva

perorato la causa del proprio proscioglimento presso

il retrivo Papa Pio VI con tanto calore, che aveva

ottenuto il permesso di tornare alla vita secolare

ma non quello di potersi ritenere sciolta dal voto di

castità. Il suo caso ispirò al già citato pittore-poeta

R

e g is

il seguente sonetto gustoso, fuorché nella

chiusa.

Nell'egresso d i Monastero delle Cistercensi

sotto il tito lo d i S. M aria della C arità

d i Mondovl

della Suor D EO D A TA GOAN

li

21

ap rile

1791

.

SO N ET TO

Quando nel chiostro a rinserrarsi va

Una z itella o volon taria o no

T ratto il Poeta d alla novità

S i pregia d i can tar quel che pensi.

E quando il raro evento poi si dà

Ch'una C laustrale (e faccia a lei buon prò’)

R ito rn i a respirar la libertà,

Finger ta l {a tto in versi non si può?

L a Suora

D

e o d a t a

in questo d i

Po i che tren t’anni in Monastero fu,

Pe r im petrato cenno alfine usci.

Se avessi a d ir che venne in capo a me,

D irei, alzando ed occhi e m ani in su:

1

Non cape l’in te lle tto ; arcano egli è! ».

Se la

G

oan

avesse atteso ad uscire dal Monastero

di essere forzata dalla Repubblica avrebbe goduto

la pensioncina assegnata in tal caso alle altre con­

sorelle; ma il suo anelito alla libertà aveva precorso

gli avvenimenti; e stimolo alla evasione erano cer­

tamente stati i sarcasmi delle compagne, le quali

per la sua passione per le scienze la chiamavano

«la pazza » o «la filosofessa ».

Altri pregevoli acquisti per il mondo secolare

sono state: la ex-monaca

S

erralunga

,

la quale già

framezzo ai salmi del coro si lasciava distrarre volen­

tieri dalle musiche militari che passavano nei pressi

del Monastero e, conquisa dalle note marziali, ces­

sava di cantare quelle sacre, pigliandosi le punizioni

dalla Superiora;

T

eresa

B

kizio

e

P

aola di

S

oglio

,

la quale ultima fu aggregata alla Accademia degli

Unanimi di Torino.

Dalle monache si passa alle attrici, dilettanti e

professioniste. Benché neppure fra queste ultime

appaia nome alcuno che sia passato alla storia,

citiamo

la lista.

Cittadine

sono la

G

ibelliki

nata

V

illa

,

ornamento del teatro privato,

nel