

LA MOLE ANTONELL IANA ED I L SUO ARCHITETTO
ritta per miracolo. Si pensa, anzi, che da un momento
all'altro debba rovinare anche quel pezzo. E invece
è lì, da parecchi decenni, ben saldo. Vi alloggiano
tre famiglie in un complesso di ventisei locali. Dal
Caffè al primo piano si sale anche per una scaletta
a chiocciola. Massima utilizzazione dello spazio: un
insieme d ’ingegnose trovate perchè non un centi-
metro vada perduto. Balconi in buon numero, a fil
di muro o sporgenti. Feritoie, come nelle fortezze,
per dar luce alle scale. A ll’ultimo piano un esteso
terrazzo con ringhiera cinge per tre lati l’edifìcio.
Viene naturale la domanda come si possano intro
durre i mobili negli appartamenti, data l ’angustia
delle scale. Semplicissimo. Sull’alto del terrazzo,
lungo un bastone metallico orizzontale, scorre una
carrucola con cui i mobili più grossi si tiran su dalla
strada fino a ll’altezza delle finestre.
Come si decise l’Antonelli per una simile costru
zione? Ecco che cosa si racconta: in seguito al trac
ciato delle nuove strade in quella zona della città,
egli era rimasto proprietario d ’un tratto limitato
di terreno. Quegli che possedeva l ’area attigua do
mandò in dono anche la striscia dell’Antonelli. Tanto,
che avrebbe potuto fare di un terreno largo cinque
metri? L ’Antonelli volle e seppe mostrare che poteva
erìgervi una comoda casa (i). La quale, probabilmente,
è destinata a perdere, in avvenire, una parte del suo
interesse. Basterà che nell’area attigua, ora coperta
da un basso fabbricato adibito a tipografia, s’innal
zino altri piani. Non più isolata, la peregrina costru
zione, almeno all’esterno, si vedrà privata per nove
decimi di quei requisiti che ne fanno oggi un’auten
tica rarità. Anche per questo abbiamo stimato
opportuno rammentarla.
Aggiungeremo, per chiudere il cenno sull’Anto-
nelli, ch’egli diè a Mortara il disegno per il nuovo
palazzo Municipale e a Ferrara quello di un piano
regolatore. Ma sarebbe lungo tentare un elenco di
tutti i progetti da lui creati ed eseguiti, lunghissimo
se si volessero aggiungere i disegni minutamente
elaborati e che, per cause diverse, non ebbero mai
attuazione.
Partecipò alla vita pubblica e fu eletto deputato
al Parlamento Subalpino. Torino k> volle in Con
siglio Comunale e Novara nell'Assemblea Provinciale.
Fu chiamato in Commissioni governative, municipali,
accademiche e artistiche, a Torino, Firenze e Roma.
Nell’ ’86, due anni avanti la morte, avrà l’onore
<insieme con poche altre illustrazioni architettoniche
d'Europa », d'essere proclamato socio dell’Accademia
Romana di San Loca.
• • •
Quando gli fu commesso il disegno della Mole,
Alessandro Antonelh non era più in fresca età: i
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sessantacinque erano già sonati; eppure ne? ”~ ™-r -
getto potrebbe dirsi più giovanile di questo, uc più
pronta l ’energia con cui egli seppe tener testa agli
ostacoli affacciatisi, a più riprese, nel corso dei lavori.
La posa della prima pietra avvenne nell’aprile
1863.
S’era stabilito il preventivo in trecentomila
lire; ma non c ’era, probabilmente, un’idea molto
chiara degli oneri a cui s’andava incontro. Già nel
1865
il Consiglio dell'Università Israelitica, in vista
della maggiore spesa, era costretto a rivolgersi per
aiuti al Municipio, da cui ottenne trentamila lire
di contributo.
Passati quattro anni — dicembre 1869 — nuove
difficoltà e secondo ricorso. Si trattava di «assicurarsi
della solidità del fabbricato », accertare «l'esattezza
dei nuovi calcoli proposti dall'architetto »e ottenere
un'altra sovvenzione. Il Consiglio Comunale, il 4 feb
braio 1870, nominava una Commissione che, esami
nato lo stato dei lavori, concluse por l’urgenza di
erìgere la cupola. Quanto alla stabilità,
si argmtm
esser in buone condizioni. Per l'aiuto finanziario
momentaneamente si sopraaaedè.
Intanto s'affermava la non comune importanza
dell'edificio, il cui progredire, sebbene lento e appena
sul principio, già richiamava l'attenzione anche di
tecnici stranieri. È del 3 giugno 1871 una lettera
indirizzata da Thomas C. Itine, presidente della
Alleanza Architettonica per la provincia di Nott-
hingam, all’ingegnere Antonelli per chiedergli, a
scopo di stadio, illustrazioni e tracciati della Mole.
Scriveva T. C. Hine: ■Nel 1869 ebbi il piacere, in
compagnia del signor Perbotton, ispettore munici-
p ik dfcSc opere pubbliche di questa dttà, di fare
un’escursione nel settentrione d'Italia. Tra le varie
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