

LA XILOGRAFIA ITALIANA:
ERCOLE DOGLIANI
C
aratterizzata non da una materiale necessità, ma
dal bisogno di rispondere a pure esigenze di
bellezza, la rinascita della xilografia, operatasi sul
finire del secolo scorso, ha anche in Italia conosciuto
i più larghi favori e, quel che più conta, ha attirato
verso quest’arte purissima le simpatie di autentici
artisti.
Non è più un fatto accidentale che viene a mutar
fisionomia all’incisione su legno, come accadde nel
1775, quando il Bewick introdusse l ’uso del taglio
di testa — già, del resto, conosciuto se non prati
cato — non è più im'innovazione tecnica, ma un
radicale e logico mutare di aspirazioni. Dalla meschina
funzione riproduttiva si passa decisamente al campo
della creazione: e la xilografia ritorna a trionfare e
può guardare a ll’avvenire con serena fiducia.
Il «Legno originale » non si mostra indegno del
passato glorioso: dalle opere degli antichi maestri
sa e deve trarre incitamento per più ampie conquiste,
per raggiungimenti più profondi e più ardui. Perchè,
non più limitata entro la cerchia della funzione ri-
produttiva, la xilografìa potrà spaziare nei vasti
campi della creazione e, a seconda dell’uso che
sapranno fare del « legno » ingegni e temperamenti
svariati ed originali di artisti, conoscere insolite mète
« vette mai toccate.
Allargati, così, gli orizzonti, i proseliti della rin-
novellata arte più non si contano. Inghilterra, Ger
mania, Francia, Olanda, America hanno veduto i
loro migliori maestri volgersi ad essa con religioso
A alcrttriitM
fervore, mentre il pubblico e gli amatori affinano il
loro gusto per meglio intenderla ed amarla.
In quanto a ll’Italia, legittimo orgoglio deve darci
il fatto che la xilografia sia profondamente sentita
da un bel gruppo di artisti, che, sparsi per la Penisola,
lavorano con sincera passione e fanno sì che le loro
opere siano caratteristiche per varietà di stili e di
concezioni, pur tenendo fermo il loro sano attacca
mento al « legno ».
Accanto ai «tradizionalisti » che, dietro le orme
del maestro De Carolis insistono su forme e modi
derivati dal nostro Rinascimento, ed agli «impres
sionisti »della xilografia, che falsano il rude linguaggio
del «legno », ricercando i più preziosi effetti pittorici
di ombra e di luce, abbiamo, sebbene
in minor numero, gli artisti che amano
ritornare al vigore ed alla semplicità
dei «tagli» antichi. Essi saio i veri
rivoluzionali del legno inciso; per essi
rivive la tradizione dei primitivi.
Uno di questi «
nuionélisH
», che
si dedicò alla xilografia dopo i successi
della memorabile Mostra di Levanto,
fu
ErcoU DoglUni.
Assistendo alla rina
scita ed alla prima solenne afiennasnos
di quest’arte, e davanti ai piò disparati
saggi tra coi eccellevano le tavole del
De Carolis, fl Doghani comprese sabito
k sana strada su cui l’incisione in V y »
si era avviata; ma, consapevole delle
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