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M A R I O

L E O N I

E LA

' L U I S A D ' A S T . .

D

a ragazzo udivo spesso

magnificare l'arte e la

potenza drammatica di Mario

Leoni, ma ritenevo che fossero

le consuete iperboli di scarsi

dialettomani, tanto più che,

propostomi di assodare la cosa,

di conoscere quell'autore e di

formarmene un concetto per­

sonale, non avevo trovato nelle

pubbliche biblioteche, che pure

ricettano tanta zavorra, alcuna

opera sua.

Peuh! uno scrittore che non

ha nulla, o quasi, di stampato,

quale importanza e qual pregio

può possedere? E rimanevo

incredulo e scettico quando mi

si decantavano talune sue pro­

duzioni o mi si descrìveva

l’aspetto del teatro alla scena

culminante di

I mal nutrì,

nella quale il pubblico rima­

neva avvinghiato, gli occhi

sbarrati e le fronti contratte,

davanti a quei contadini ginoc­

chioni, singhiozzanti, implo­

ranti od imprecanti, mentre

una spaventosa grandinata distruggeva tutti i

raccolti, arrecava la miseria, rizzava lo spettro

della fame.

Ancor maggiormente stupivo, rintracciando nelle

cronache teatrali del tempo, dovute a crìtici d'alta e

riconosciuta competenza, elogi e giudizi entusiastici

e lusinghieri. E non mi ri raccapezzavo, subodorando

una delle non infrequenti vendette di invidi «impegni

d’arte, una delle abituali incomprensioni di zotici

editori, i quali pubblicano insulsaggini e rifiutano

capolavori. Il che acuiva la mfr curiosità ed il mio

interessamento.

Appresi poi, invece, che non si trattava di dò,

ma di qualcosa ancor più strano e più raro: cioè di

persona cori modesta e schiva dagh stamburamenti

reclamistici — cosa quasi incredibile oggigiorno! —

che non si era neppur corata di f u pubblicare quegli

scrìtti, i quali tanto commovevano e squassavano

gli spettatori.

Proprio

coA:

era

un

ex ragazzo di bottega, poi

commesso, appassionatolettore a tempopago (opiut­

tosto, a tempo trovato, quando

il negozio era deserto), scrìtto-

rello di romanzi d’appendice,

infine drammaturgo, e nel con­

tempo salito a consigliere ed

assessore comunale ed a depu­

tato. Ma serbatosi sempre tal

quale, sempre lui, senza che

l'altezza raggiunta gli desse

le vertigini, senza che i fumi

del trionfo gli annebbiassero

la mente.

Epperciò a me immensa­

mente simpatico. Quando poi

ne conobbi meglio, a dirla

alla buona, vita e miracoli, mi

indignai che un personaggio

così tipico ed esemplare, fo

oggi dimenticato o quasi, che

non gli si fosse, da coloro cui

spetta onorare i cittadini più

eminenti, consacrato un ri­

cordo, dedicata una lapide,

nè che alcuno ne avesse rac­

colto le più celebrate e carat­

teristiche creazioni.

Ecco perchè, venuto a mia

conoscenza che la sua gen­

tile ed affettuosa vedova serbava e custodiva

alcuni di quei manoscritti, e interessandomi partico­

larmente l’attuale,

Luisa d’Ast,

che tratta d’una

pagina rovente e tragica della mia regione, ho voluto

trailo dall’immeritata polvere e presentarlo a’ buon­

gustai, con la speranza, se non la fiducia, che altri

segua il mio esempio, affinchè almeno il meglio di lui

venga serbato ai cultori della scena vernacola, ac­

canto ai capolavori del Baratti, del Bersezio, del

Pietracqua, tanto più che il Leoni fu di costoro il

continuatore, quando la scena dialettale, veramente

educativa e moralizzatrice, stava per scomparire

definitivamente.

• • • ,

Mi pare

ancora

di

vedere quel bell'uomo, atto e

diritto, dal naso adunco, dallo sguardo pensoso ed

osservatore, dai baffi spioventi afa tàrtara, che ano

a tre anni la attirava l’attenzione dei pesanti nelle

vie cittadine. Era Venuto su dal nulla, studiando