

LA MOLE ANTONELL IANA ED IL SUO ARCHITETTO
per «novità di concetto », nota il Borbonese, «legge
rezza e ingegnoso metodo di costruzione, potenza di
statica e rara perfezione di ogni lavoro murario »
si presenta di un’eccezionaiità assoluta.
* * *
Un primo ufficiale e non dimenticarle convegno
si ebbe nella Mole il 7 settembre 1906, in occasione
della commemorazione bicentenaria della battaglia
che liberò Torino dopo il glorioso assedio. A ricordare
lo strepitoso trionfo d ’armi del 1706, insieme con
le Loro Maestà il Re e la Regina si radunarono nel
salone d ’onore dell’ediiìcio antonelliano tutti i Reali
Principi, i rappresentanti degli Alti Poteri dello
Stato, i Sindaci delle principali città italiane e una
folla d ’Autorità civili e militari. La Mole non era
ancora compiuta nella decorazione. La grandiosità
delle sue linee esterne, l'ampiezza armoniosa del suo
peristilio, delle sue logge, dei numerosi locali, delle
diverse gallerie erano tuttavia tali che non si
credè di doverne rimandare l’augusta consacrazione,
cui singolarmente si prestava quella festosa ceri
monia, degnissima fra quante potevano esser indette
in ricorrenza di fasti cittadini.
Anche il periodo di lavori sotto la gestione muni
cipale s’era svolto tra lentezze e discussioni. Solo
nel marzo 1878 la Giunta finiva di raccogliere tutti
i dati informativi. Il 15 aprile il Consiglio autorizzava
• la prosecuzione dei lavori sulle basi d ’una spesa
complessiva di 580.000 lire ». Il 23 dello stesso mese
veniva stipulato il regolare contratto d ’acquisto.
Per le nuove opere si lasciava a ll’ingegnere Antonelli
■ intera la direzione e la responsabilità tecnica »; la
Giunta riservava a sè «il controllo amministrativo e
finanziario ».
Quella che non passò senza vivaci contrasti fu,
nell’epoca medesima, la proposta di destinare la
Mole a sede di Museo Storico del Risorgimento.
Morto in Roma Vittorio Emanuele II, Torino,
prima capitale del Regno da Lui unificato e culla
del
movimento liberatore ch’Egli capitanò, delibe
rava
di dedicargli un durevole ricordo. Re Umberto
divisava che a Torino sorgesse il monumento ordi
nato,
di Sua volontà, per il Grande Genitore. Biso
gnava quindi, da parte del Comune, cercare altra
forma di onoranza. Una Commissione fu nominata
nel
gennaio 1878 per concretare il progetto di
■ un’opera monumentale, con carattere nazionale»
e il 24 aprile successivo il Consiglio, all’unanimità,
• approvava
che il ricordo dovesse consistere in un
Museo
Storico, monumento, più di qualunque altro,
adatto
a sorgere, per la fraterna cooperazione di
tutti gli italiani, nella città che dell’epopea unitaria
fu antesignana ». Tali la nobilissima origine e l’alto
significato del nostro Museo dd Risorgimento.
Ma dove collocarlo? Molti, in materia, furono i
pareri. Non mancò chi propose l’erezione d’un nuovo
palazzo. E quando
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Allis e l’oo. Villa avanzarono, sostenendola con calore,
la proposta che al Museo fossero destinati i locali
della Mole Antonelliana, le accoglienze furono dap
prima discordi. Chi l’approvò e chi si schierò decisa
mente contro. La questione era considerata d'inte
resse nazionale ed anche fuori Torino si aprirono
polemiche. Gli uni giudicavano l’edificio non perfetta
mente idoneo, gli altri lo trovavano ideale per custo
dire i copiosi cimeli che, da ogni regione d ’Italia,
dovevano affluire. Prevalse, dopo sospensioni e rinvii,
questa seconda corrente. Il Consiglio Comunale, in
seduta del 26 giugno 1878, deliberava di «assegnare
l’edificio antonelliano a sede del Ricordo decretato
da Torino ad onoranza perpetua del Padre della
Patria ».
* * •
Dal '78 all’ ’8i proseguirono regolarmente i lavori
per terminare la cupola, nonché per la costruzione
della galleria e del cupolino. Ma, anche qui, si dovet
tero rivedere i conti. Insufficiente si palesava la
somma fissata. La destinazione civile dell’edificio
suggeriva all’architetto aggiunte e adattamenti che
richiedevano altre spese, sicché il 27 maggio ’8 i il
Consiglio Comunale votava imo stanziamento sup
p le tivo di lire 143.000 e non sarà che il primo d ’una
serie di stanziamenti più o meno forti che il Muni
cipio aggiungerà quasi ogni anno per assecondare
con giusta larghezza le idee dell’artefice. .
lo
anno 1887 furono votate 200.000 lire.
Quando, il 18 ottobre 1888, morì — vero soldato
sulla breccia — l ’Antonelli aveva già completate le
scale, condotto a termine parecchie opere interne
ed innalzato sul lucernario l'agilissima guglia che
porta a 167 metri sul piano della strada l ’altezza
totale dell’edificio.
I
lavori passarono alla direzione del figlio inge
gnere Costanzo; più tardi — avverte la citata rela
zione Frola — furono continuati direttamente dal
Municipio.
Nel
1895
si nominava una ennesima Commissione
con l’incarico «di provvedere, con la maggior solle
citudine, al definitivo compimento dell’edificio».
A
quest’epoca, in complesso, la spesa non aveva oltre
passato che di poco il milione di lire. Nel gennaio
del ’97 un ultimo stanziamento di lire 180.000 era
votato dal Consiglio Comunale perchè fossero eseguiti
«i lavori di compimento esterno »e con dò si esauriva
il periodo costruttivo della Mole, formata da una base
a tre piani, su cui si eleva il vasto salone cinto da
gallerie disposte a varie altezze, con annessi locali e
comode scalee, sovrastato dalla cupola a pianta
quadra, al sommo della quale sorgono lanterna,
cupolino e guglia. L'intero fabbricato è in pietra
e mattoni.
• • •
Restava da compiere l’ornamentazione interna,
spedahnente dell’aula, e per questa si utilizzò il
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dttadiao, l ’avvocato
Ludo
vico Daziani, morto nd 1864 istituendo erede univer
sale il Comune di Tarino.