

G IUSEPPE BARATTA : IL CAVAL IERE SENZA CAMICIA
Contro il Brofferio ed i suoi amici infierì per un
certo tempo il Baratta, nemico politico implacabile
— e non sempre a torto — del demagogo focoso avvo
cato piemontese. Quando si stava discutendo l’aboli
zione o no della pena di morte, Brofferio era aboli
zionista ad oltranza. Un dubbio sorge nell’animo
dell’arguto commentatore:
Tizio sostien ch'infliggere
la morte non si die’
è carità del prossimo
o carità di sè?
Bianchi-Giovini e Brofferio si disputano feroce
mente con grande scambio di epiteti:
Bianchi-Giovin, Brofferio e Compagnia
si dan tra lor del ladro e della spia;
altro sul conto lor non vi so dire:
Che li credo incapaci di mentire.
Nella battaglia elettorale seguita alle prime ele
zioni del 1848, l’opposizione costituzionale perdette
due deputati omonimi dal nome di Bottone:
Nell'ultime politiche elezioni
la sinistra perduto ha due Bottoni;
se avvien che non si moderi e si plache
un'altra volta perderà le brache.
Un giorno, Brofferio, irritato stampò su di un
giornale che avrebbe preso a calci il Baratta se lo
avesse incontrato. E quest’ultimo di rimando:
Dare un calcio, Brofferio. a me ti vanti?
Che picciol don, da chi ne ha presi tanti.
Un’altra volta il Brofferio paragonò il Baratta
— schernendo le sue calvizie — al cranio di quei
cani che venivan tosati sotto i viali della Cittadella.
Che male glie ne sia venuto dalla malignità può
dedursi dalla risposta del Poeta:
Non superbir; Brofferio mio, cotanto
se porti più di me la testa adorna;
chè darmi anch'io potrei si facil vanto
se avessi, come te, parrucca e corna.
e di rincalzo:
È vero, io non ho peli e tu peli hai;
asino senza pel si vide mai?
Note sono le avventure extraconiugali del Brof
ferio. Egli definì un giorno il Baratta poeta da nozze,
alludendo alla stragrande copia di sonetti per matri
moni che l’arguto poeta componeva, per pochi soldi
o per un invito a pranzo:
Perchè le nozze canto, Don Pagliaccio,
rimprovero mi fai maligno e serio?
A meritarmi il tuo fraterno abbraccio
canterò quind'innanzi l'adulterio.
Invece non mantenne mai la parola, la qual cosa
non bastò onde la sua fama ne traesse giovamento.
Si conservò sempre scrittore nobile e castigato, ri
fuggì dai lenocini dello stile per accattar fama e,
povero, senza camicia, ma ciononostante cavaliere
nell’anima, visse per un ideale di vita libera, indi-
pendente, che avrebbe potuto esser più utilmente
impiegata, ma che non fu certo spregevole come
quella di tanti arrivati, nè vile come quella di
certi cavalieri d ’industria che, la camicia loro, se
la cambiavano e se la cambiano una volta al giorno.
ANGIOLO BIANCOTTI
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