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Alla morte di Filippo, Castelvecchio in parte

passò per Carlotta Vagnone al marito Filippo

di Valperga (P.

G

u a s c o

).

1507. 24 febbraio. — Investitura concessa

dall'arcivescovo di Torino in favore di Filippo

Valperga, delle decime e ragioni di decima nei

fini di Castelvecchio, Moltuello, Busco, Ravi-

gnano. Ronchi ossia Celle. R. Archivio di

Stato, come sopra, mazzo

8

, n. 11.

Ancora nel 1517 Carlotta e Filippo Valperga

coniugi erano in possesso di Castelvecchio.

1542, 23 luglio. — Testamento di Gio.

Amedeo dei conti di Valperga fatto in Castel­

vecchio. R. Archivio di Stato, come sopra,

mazzo 11, n. 3.

1583, 18 dicembre. — Alla morte di Enrico

di Valperga la madre Amedea porta in dote

Castelvecchio con Cercenasco al secondo ma­

rito Della Rovere Gio. Batt. signore di Cin­

zano e di Vinovo (F.

G

u a s c o

).

1650, 14 giugno. — I Della Rovere cedono

Castelvecchio al duca Carlo Emanuele II che

lo dona a Filippo di S. Martino conte di Agliè

(F.

G

u a s c o

).

1662, 12 aprile. — Castelvecchio aggiudi­

cato per sentenza alle due figlie di Gio. Fran­

cesco Della Rovere: Della Rovere di Cer­

cenasco Costanza e Carlotta di Piossasco

(F.

G

u a s c o

).

1672, 21 maggio. — Le figlie Della Rovere

cedono per transazione una metà di Castel­

vecchio a Carlo Tana (F.

G

u a s c o

).

Dicesi che un Tana sia venuto dalla Ger­

mania forse con Federico I e si sia stabilito

in Chieri dove raggiunse potenza e ricchezza:

fu capostipite di molti rami illustri. Il mar­

chese Federico fu creato cavaliere della SS.

Annunziata nel 1648: il figlio Filippo gene­

rale, governatore della città di Torino e Provin­

cia fu pure cavaliere dell’Annunziata; morì in

Torino nel 1748; a lui forse si può attribuire

lo stemma collocato sulla porta principale an­

tica del castello (fig. 2). L'ultimo Tana signore

di Castelvecchio fu il marchese Camillo figlio

di Federico e di Angela Benso di Cavour che

fu seppellito in S. Teresa di Torino il 24 ot­

tobre 1834: in questo anno il vecchio castello

passò in eredità ai marchesi Luserna di Rorà.

(Cfr. A.

M

a n n o

,

Patriziato subalpino.

Biblio­

teca di S. M. R. I.: /

Tana, estinti).

1702, 27 aprile. — Metà di Castelvecchio

passa al figlio di Carlotta di Piossasco, An­

t o n i o d i P i ? « s 5 « ' « ( F

G u a s c o ) .

1738, 4 giugno. — Parziale investitura di

Castelvecchio al conte Vittorio Piossasco De-

rossi di Castagnole. A. Manno,

Il Patriziato

voi. L, Firenze 1815.

1796, 3 giugno. — Baldassarre di Piossasco

dona metà di Castelvecchio alla nipote Solaro

Teresa contessa della Margherita (F.

G

u a s c o

).

Dopo i Tana (1834) ed il marchese di Rorà,

Castelvecchio cade in rapido deperimento;

viene a vicenda abbandonato, spogliato e tra­

sformato in modo che il suo aspetto subisce

radicale cambiamento; passa da un proprie­

tario all'altro, Alessandro Malvano (1851),

Barucco (1864), Pellini (1880), avv. Marchetti

(1902), Ancilotto, quindi alla Compagnia dei

P. Sacramentini che alquanto ne ristora le

sorti.

Converrà anche accennare alle tradizioni re­

lative a Castelvecchio; che sia stato abitato

temporaneamente o almeno visitato da San

Luigi Gonzaga e dalla Beata Maria degli An­

geli: ciò è probabile perchè i due santi, per

via di donne, erano imparentati colla famiglia

Tana; circolano altri ricordi d'indole religiosa

di cui non sono in grado di appurare la verità.

Alcuni autori riferiscono che un corridoio sot­

terraneo univa il castello al borgo di Testona;

certamente i castelli medioevali sovente erano

dotati di segreti cunicoli sotto terra per l’ar­

rivo di rinforzi e munizioni e per eventuali

evacuazioni. Venendo a tempi recenti, è certo

che Vittorio Emanuele II, giovanetto, cac­

ciando dal castello di Moncalieri sulla collina,

sorpreso da un acquazzone, riparò a Castel­

vecchio, entrando a cavallo, tutto inzuppato,

in un grande ambiente o cucina affumicata

dove ebbe accoglienze oneste e liete dal pro­

prietario di allora (F.

G

a b o t t o

).

Anche S. A.

il Principe ereditario Umberto di Savoia vi­

sitò il castello attratto dai residui di veneranda

antichità e dal ricordo delle sue vicende sto­

riche così strettamente collegate a quelle della

sua Casa Augusta.

Il più che millenario castello dimostra il

rapido evolversi e la caducità delle cose umane,

ma permane, soffuso di poesia, il ricordo delle

sue vicende storiche che provano la poliedrica

attività della stirpe. La bella natura poi è

sempre presente; la località campestre sempre

deliziosamente amena; la vista sorprendente

sui cieli variabili, sulle alpi maestose e sul

fertile piano in cui per secoli si svolse e si

svolge tuttora la vicenda della nostra vita

pacifica e guerriera.

EUGENIO OLIVERO

»

(1 ) C T e x i v e u i .

B io g ra fi* l ‘ irm o n lr* r.

I l r t a d r IV . T o rin o 1789.

l'ila d i i r d u i n o l a ip r r ta r tt to r o d i T o r in o .

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( 5 ) F . G a b o t t o , « G a o r t u <M P o p o lo 4 r iU I l o n m r i >. T o r à »

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