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ALESSANDRIA DELLA PAGLIA

(e come c’entri la paglia)

I/abbiamo tu tti nell'orecchio sin dalla sco-

Irtta; e non ci sarà forse, neanche oggi, una

dozzina di insegnanti di storia che omettano

di ricordare, col particolare accento di chi

narra un fatto tanto simpaticamente pieno di

colore quanto storicamente indiscutibile, come

i profughi delle minori città distrutte dal

Barbarossa, essendosi riuniti a formare una

nuova città che in onore del capo della Lega

Lombarda, papa Alessandro III, chiamarono

Alessandria, questa fu dapprima fabbricata

con i tetti di paglia, onde i nemici la qualifi-

carono per ispregio

della paglia.

Lo scherno

per gli umili tetti è diventato, prima una

caratteristica, poi un titolo di gloria per la

nobile città; e non v ’è persona che non serbi

caro nel fondo poetico della propria memoria

quel particolare romantico.

Romantico, pittoresco, ma — così com’è

motivato — fuori dalla filologia e dalla storia.

E poiché gli studiosi alessandrini, per un

curioso pudore di quel primo significato spre­

giativo han gittato. e non da oggi, più d'un

-asso in piccionaia (e non era veramente

necessario: le leggende, meglio ammirarle che

discuterle), compiamo pure l'opera, e diamo

anche noi una mano a ricondurre la leggenda

a storia. Tanto meglio se non si tratterà di

dottrina noiosa ... e andando in cerca della

verità ci accadrà di trovarla non troppo di-

>costo dalla fantasia. Io stesso del resto,

-enza saper nulla di quei sassi in piccionaia,

obiettavo pi di trent'anni fa al mio profes-

-ore di liceo: — Ma nel sec. XII i tetti di

paglia erano all'ordine del giorno, e ve n'erano

in abbondanza anche nelle città meglio provve­

dute e murate. Come sarebbero potuti diven­

tare motivo di scherno per gli abitanti di

una cittadina appena nata per necessità di

guerra? Al caso, quel « della paglia ■>, doveva

essere un nomignolo affettuoso, datole dagli

uomini della Lega Lombarda a ricordarne le

umili ma nobilissime origini. — (Con la quale

ultima battuta, veramente, andavo troppo

oltre, anticipando i sentimenti dei posteri...).

Non sapevo, allora, che altre, maggiori ra­

gioni militavano contro la simpatica leggenda.

Anzitutto: anche Nizza monferrina si chia­

mò — e da parte dei nizzardi stessi, ufficial­

mente —

R izza drlla paglia

(o anche, e più

frequentemente,

delle paglie).

Ora, poiché Niz­

za fu costruita pochi decenni dopo Alessandria,

e, in odio di questa, da profughi del contado

astigiano vessati dagli alessandrini, è chiaro

che quell'appellativo non le poteva venir attri­

buito in senso spregiativo nè dagli alessandrini

nè dagli astigiani, senza dire che tanto per

Alessandria che per Nizza l'appellativo ha

evidentemente la funzione di distinguerle dalle

più note città omonime.

Poi — e l'argomento risale agli studiosi

alessandrini dell'ultimo Settecento — i docu­

menti parlano chiaro:

pale •

o « della paglia »

(o anche

palearum

, « delle paglie ") era, sin

dagli inizi, appellativo serio, non già nomignolo

spregiativo, di Alessandria; anzi il luogo ve­

niva chiamat'

he in documenti ufficiali,

senz'altro, Poiea, « Paglia ». Così sin dal 1175,

nel documento di tregua firmato a Pavia

dopo il famoso ripiegamento degli Imperiali,

guidati dal Barbarossa, di sotto le mura di

Alessandria, ripiegamento splendidamente

rappresenta o dal Carducci nella «rima nuova »

Sui campi di Marengo.

Dice il documento:

«... di tutti gli Alessandrini, cioè di quel luogo

che chiamano Palea ». E sotto l'atto c'è la

firma del rappresentante di Alessandria.

Che non si tratti di nomignolo spregiativo,

e che non siano, neppure, direttamente in

gioco tetti di paglia è dunque dimostrato da

un secolo: anche se la cosa non abbia — in

generale — varcato i confini dell'alta cultura

regionale alessandrina, o, tutt'al più, pie­

montese.

Ma qui comincia il bello. Che sarà, allora,

questa

Alessandria della paglia

, o

delle paglie

,

o, addirittura, questa

Paglia

?

Non attacca, certo, la tesi, anche recente­

mente sostenuta nel

Bollettino Storico-Biblio­

grafico Subalpino

,

che nel territorio pjdense

vede un territorio

paludense

e in

Pàlea

una

Paludéa

e simili: spiegazione che sembra avere

qualche base nelle condizioni del territorio

circostante una volta gravemente paludoso,

ma

è assolutamente inammissibile

sotto l'a-

r

tto linguistico. Aggiungeremo,

ad abun-

itiam,

che

è

dimostrato dai documenti

come Alessandria sorgesse, non in luogo ina­

bitato come si crede dai più, ma fticendo fulcro

del modestissimo nucleo abitato di uno dei

tanti

Rovereto

fioriti, in età romanza, nell'I­

talia settentrionale. Ora come avrebbe preso,

al caso, un secondo nome,

ufficialmente rico­

nosciuto dai suoi cittadin i

— oltre quello di

Alessandria — proprio dalle paludi, invece

che, puta caso, da quel bello e onesto « Rove­

l i