

CINEMATOGRAFO
TOSCA
»
di
Cari
Koch.
L’attesa
j h t
questo tilin, incominciato
i "il granile pubblicità da Kenoir e conti
nuato dal suo collalxiratore Carlo Koch.
tra vivissima, La
j x i j x
>larità della traina,
resi celebre un jm>’ jx-r merito di Vitto-
riano Sanlou e molto in virtù delle me
lodie su di essi composte da Puccini,
aveva la sua parte
111
questa
a t t e s i
che.
dobbiamo subito riconoscerlo, non è stata
delusa.
«Tosca » è 111 Ih'I film, solido. >erio e
ricco di lielle qualità. Ci sono delle inqua
drature alla l'iraneM di Koma clic f;ireb-
In-ro onore a qualsiasi regista e delle
x-quenze — la cavalcata notturna ini
ziale. per citare la migliore
—
che
m
>
i h
>
autentici pezzi di bravura.
Non mancano naturalmente anche i
difetti ma. >i può dire, che non nuocciono
troppo aU'msiemc del film. Tra questi
l'infelicissima prova di Imperio Argen
tina e quella, solamente discreta, «li
K o s-
sino Hrazzi. Michel Simon ci ha dato
uno Scarpia freddo, troppo misurato,
l-orse però la colpa non è tu tta sua ma
piuttosto del doppiato che ci deve aver
privati: degli effetti affidati alla vm'e.
L’idea di inserire — invero alquanto
gratuitamente — «luceano le stelle •
prima dell’esecuzione «li Cavaradossi.
proprio quando l’azione assume un ritmo
--errato, ha incontrato critiche severe.
\mmettiamo che la tentazione di citare
l'uccini in quel momento f«**se forte ma.
resistendovi, avreblie guadagnato in ef
ficacia il racconto.
Perfetti, sotto ogni punto di vista il
suono di Piero Cavazzuti e la fotografia
di l'l>aldo Arata.
.
L 'E T E R N A II I I S I O S E » < li Frank
Capra.
L'italo-americano Frank Capra esprime
con mezzi schiettamente cinematogra
fici ì propositi morali che le trame dei
suoi film vogliono illustrare. Non tanto
con l’immagine allusiva, sovente reto
rica e statica, sempre troppo compia
ciuta. come in certi film francesi, ma
con l'azione, la trovata. Corse per questa
ragione la produzione cinematografica
francese ]>orta apertamente un’etichetta
di intellettualità mentre quella di Capra
può sembrare
a chi non s i cogliere
il significato morale espresso in termini
meno marcati — anche superficiale. L’ac-
cusi di superficialità, anche
se
mitigata
dalla concessione «li uno schietto umori
smo e di una felice mano cinematografica,
è ingiusta e significa, |>er chi la formula,
l’incapacità di afferrare e di apprezzare
la bonaria, antiretonca ma finissima cri
tica s«)ciale di Capra.
Ouesta fa da sfondo a tu tti i suoi film
— j>er citare solo i più recenti — da
«Accadde una notte » sino a *Stretta-
mente confidenziale » e ad «È arrivata
Li felicità ». «L'eterna illusione • — pro
dotto nel H138 e che ha nell’originale
il titolo l>en più significativo e pittoresco
• You can't take it with you » e cioè
«Non potete portarlo con voi » — si
ricollega ad essi anche se il suo tono è
leggermente inferiore. Ouesta volta lo
spunto morale consiste nell'inutilità di
agitarsi tanto per far quattrini, di affan
narsi sino a non sapere più cogliere le
piccole gioie di questo mondo, per accu
mulare una ricchezza che l’uomo, dopo
la morte, non può portare con sè. Più
che il denaro, vale la serenità di una vita
intessuta di modiste ma genuine soddi
sfazioni, di amore verso chi è vicino a
noi.
Ne «L’eterna illusione » manca un
Mr. l)eeds e questo priva forse di una
personalità più spiccata il film, ma in
compenso tutti i personaggi sono dise
gnati con un colore ed un gusto satirico
eccellenti.
Come in tutti i film di Capra, anche in
questo c’è una scena risolutiva. Non la
dimenticheremo facilmente. I due an ta
gonisti della vicenda, i rappresentanti di
due mondi e di due mentalità, finalmente
si incontrano per comprendersi e vi
giungono senza parole, con un duetto
d ’armoniche brioso, eccitante, che tra
scina gradualmente i presenti in una
danza travolgente, che liliera tutti dalle
preoccupazioni, delle incomprensioni, dai
guai, che tutti unisce in un’ondata di
ottimismo e di allegria. £ un jiezzo
cinematografico magistrale.
ìuno degli interpreti meriterebbe
1111 commento a sè. Tutti sono infatti
assolutamente perfetti. Citiamo solo i
principali: Jean Arthur, James Stewart,
Lyonel Harrymore. Mischa Auer. Edward
Arnold. Ann Miller.
.
IL VAGAHOXIM t DEL I. ISO LA
»
di
Pomnur.
Ogni volta che ci accade «li vedere
un film con Charles Laughton. pensiamo
che proprio quel personaggio e non un
altro risponda compiutamente alla sensi
bilità ed alle possibilità di questo ecce
zionale attore. Cosi è avvenuto, per citare
solo qualcuna delle sue più importanti
interpretazioni, per « Il ^egno della Croce »
« Il sergente di ferro », « Le sei mogli di
Enrico V ili », « La famiglia liarrett », e
« Kembrandt ». Eppure proprio ripensan-