

NEL PRIMO CENTENARIO DELLE OPERE DI DON BOSCO
Il Museo Biblicodel PontificioAteneoSalesiano
L’8 dicembre 1841. festa dell'immacolata,
nella sacrestia della chiesa di San Francesco
d'Assisi a Torino, un giovane sacerdote che
stava preparandosi a dir Messa avvicinò un
vagabondo adolescente en tra to lì a caso o.
forse, lì rifugiatosi per togliersi al freddo della
strada . Prese a catechizzarlo, sop ra ttu tto l'in
tra ttenne amorevolmente, dandogli, per la
prima volta, la consolante certezza che cVra
qualcuno pronto a interessarsi a lui. Fu l'ini
zio d 'una grande opera, meglio: d 'un colos
sale complesso di opere, che doveva spargere
per T ltalia e per il mondo, fin nei più lontani
paesi, tan ta luce di umana carità.
Quel prete era Don Giovanni Bosco, beati
ficato nel 1929, dichiarato Santo dalla Chiesa
con solenne canonizzazione dell'aprile 1934.
Il ragazzo era uno dei molti che, privi di mezzi
e di guida, rischiano di cader vittime del bi
sogno. del mal esempio e delle tentazioni se
una mano pietosa non li soccorre in tempo.
Il sacerdote non ave
va che ventisei anni.
Aveva ricevuto gli ordi
ni sacri sei mesi avanti,
il 5 giugno, celebrando
la prima Messa all'al
tare del Santo Angelo
Custode nella medesi
ma chiesa ove ora co
minciava il suo aposto
lato. Era stato chierico
nel seminario di Chieri,
sostenendovi il 15 mag
gio Pesame per l'ultima
ordinazione.
Plus quam
optime
lo classificarono
i superiori, e in uno
scrutinio finale, accanto
al suo nome, anno tava
no: «zelante e di buona
riuscita . Si pensi ai pre
sagi p ess im is tic i pro
nunziati talvolta da
professori sull'avvenire
di allievi saliti, invece,
a meritata celebrità. £ ,
anzi, scherzosa opinione
che i maestri, in genere,
non l'azzeccano e che la
fama dell'allievo riesce
qua-i in ragione inversa de' loro pronostici.
Non va taciuto, quindi, come i superiori del
seminario di Chieri sapessero veder giusto. Ma
la sorte di Don Bosco supererà, o, per esser
esatti, eluderà ogni più lieta previsione. La
«ua gloria è tale da trascendere la normale
preveggenza.
Aveva trascorso i primi mesi di sacerdozio
a Castelnuovo d'Asti. comune entro il cui
territorio, nella I
ne de tta i
Becchi
, era
nato il 16 agosto 1815. Vi si prodigava tosto
neU'assistenza spirituale della popolazione.
« Ma la mia delizia », scriverà più tard i nelle
Memorie
, «era fare il catechismo ai fanciulli,
parlare con loro. Da Murialdo
(altra frazione
vicina)
mi venivano spesso a visitare; quando
andavo a casa ero sempre da loro attorn iato ...
Si facevano miei compagni e amici... ». Non è
azzardato supporre che persistessero in lui i
ricordi deirinfanzia oscura e torm en tata . Ave
va avuto origini assai povere. A due anni gli
era morto il padre. Con
la madre, Margherita
Occhiena. rimanevano
tre bimbi che vennero
su addestrati ai lavori
dei campi.
Tredicenne, il piccolo
G iovann i doveva la
sciare la casa per anda
re altrove a guadagnar
si da vivere. I padroni
d 'una fattoria raccolse
ro, affidandogli la man
sione di guardiano dei
buoi. Dopo vari mesi, a
toglierlo alla rude oc
cupazione e a dargli
modo di studiare, prov
vedeva uno zio. Suo
maestro fu un degno
prete. Don Calosso, cap
pellano di Murialdo. £
iscritto in sèguito alla
scuola di Castelnuovo.
Messo a pensione pres
so un sarto ch’è anche
cantore della parroc
chia, ne approfitta per
farsi
insegnare
la
mu
sica e il canto. Si dedica