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tu tta la casa del Pinardi. compresi il terreno

»* un fienile adiacenti. Il 19 febbraio 1851

trasforma infine l'affittanza in acquisto. Prezzo

pattu ito : trentam ila lire, più (curioso p a r ti­

colare) una spilla del valore di cinquecento

lire per la moglie del Pinardi. Don Bosco non

aveva un soldo. Ventimila lire gliele accordò

in prestito l'aba te Rosmini; diecimila le ebbe

a titolo di oblazione dalla contessa Casazza

Riccardi; ne mancavano circa tremilacinque-

cento per le « spese accessorie » e a queste

provvide il signor Giuseppe Cotta, altro ge­

neroso oblatore.

Cinque mesi dopo — il 20 luglio — si col­

locava la pietra angolare della chiesa dedi­

cata a San Francesco di Sales, sotto la cui

protezione Don Bosco aveva posto l'Opera

da lui fondata. La chiesetta, condotta a te r­

mine e benedetta nel luglio 1852, è quella,

tu tto ra esistente, con l’ingresso in uno dei

primi cortili, subito dietro la basilica. Nello

stesso anno 1852 il Santo faceva cominciare

le nuove costruzioni per l’Oratorio. via via

moltiplicatesi.

• * *

Un cenno richiede il sorgere della basilica-

santuario di Maria Ausiliatrice. Con ciò Don

Bosco a ttuava un’idea

vagheggiata dal dicem­

bre 1862. In quell'epo­

ca. una sera, indicando

al chierico Paolo Albe­

ra la chiesetta di San

Francesco di Sales. gli

faceva notare come non

bastasse più alle cre­

scenti esigenze dell’O-

ratorio e manifestava il

proposito di innalzar­

ne una « più bella, più

grande, che fosse ma­

gnifica >•.

Parve, ai più, un

sogno irrealizzabile. Il

terreno era di proprie­

tà altrui; scarsissimi, al

solito, i fondi disponi­

bili; eccentrica la loca­

lità. con vie appena

tracciate e ancora da

sistemare in accordo

col piano regolatore. Il

tra tto ove il Santo a-

veva fissato di erigere

la chiesa fu infatti chia­

mato il

campo dei sogni

;

ma c’era di mezzo la

sua tenace volontà!

Con atto d c l l 'l l feb­

braio 1863 tornava in

proprietà dei Salesiani il terreno che nel

era stato venduto all'abate Antonio Rosmini;

nel '65 e '66 Don Bosco otteneva da una

vicina proprietaria di poter sopprimere la via

detta

della Giardiniera

(che divideva l'area

della chiesa dall'Oratorio) e dal Municipio la

rettifica della via Cottolengo, che in quei

tempi, giunta all’altezza dell'odierna piazza

Maria Ausiliatrice, piegava con una curva

irregolare. Già dal maggio 1863 Don Bosco

aveva intanto ordinato al proprio economo

Don Savio di iniziare gli scavi.

— Ma se non abbiamo quattrini... — ob-

biettò l'economo. — La chiesa progettata riu­

scirà assai costosa.

Il Santo non si turbò.

— E quando mai — disse — abbiamo co­

minciato un'opera avendo i denari pronti?

A ltrettanto autentica è la frase rivolta al

capomastro Buzz. .. . allorché, nell'aprile suc­

cessivo, andò con lui e con diversi giovani

allievi a collocare la prima pietra.

— Ti voglio dar subito un acconto per i

lavori — disse Don Bosco, e, tolto di tasca

il borsellino, lo vuotò sotto gli occhi del capo­

mastro. Non c'erano che quaran ta centesimi.

— Non preoccuparti — riprese il Santo —.

Penserà la Madonna a mandarci il denaro.

Ricordi sempre gu­

stosi da rinverdire. Chi

ne vuole altri legga la

suggestiva monografia

del dott. Fedele Girau-

di:

L'Oratorio di Don

Bosco

, pubblicata dalla

S. E. I. (Torino, 1929),

ricca di fotografie e di

cartine topog rafiche .

La storia del santuario

vi è largamente espo­

sta. La posa della pie­

tra angolare seguì il

27 aprile 1865, presen­

te il Principe Amedeo

Duca d'Aosta. La chie­

sa fu ere tta su disegno

dell'architetto ing. An­

tonio Spezia e i lavori

durarono tre anni.

Il 23 settembre '66

veniva posto l'ultimo

mattone della cupola;

nel maggio '67 s'innal­

zava sopra di essa la

s ta tua della Madonna

modellata dall'Argenti

di Novara, eseguita dal

torinese Ignazio Bog-

gi«, benedetta — il 21

novembre — dall'Ar­

civescovo Mons. Rie-