

nel ’14. a Gebelèn nel ‘14 e nel "20. Non sono
che le maggiori ta p p e d 'u n a lunga in fa tic a
bile esplorazione. Nel 1903 e ra s ta ta anche
nella zona della p iram ide di Giza e alla necro
poli di A shmunèn : tra il 1904 e il 1906 ad
H amm am ia . a Qàu e ad Eliopoli.
Dopo la so s ta d 'u n decennio l'op e ra della
Missione Archeologica I ta lia n a fu rip resa nel
1930 a Gebelèn so tto la direzione di Giulio
Fa rina che già vi aveva d ire tto gli scavi per
un mese nel 1911. Il F a r in a , o ltre la sop rin
tendenza del Musco, ha pu re la c a tte d ra di
egittologia n e i r i n ivers ità di To rino . Si può
dire che la v ita del rem o to E g itto , ne* suoi
a sp e tti d inas tic i, sociali, a rtis tic i, po litici, re
ligiosi. nella lingua e nel co s tum e , gli è fam i
liare come, o p re s s 'a poco, lo sono a noi i fa tti
di casa no s tra . Gli si devono num erose pubb li
cazioni. t r a cui una monografia su
La pittura
Egiziana,
la
Grammatica della lingua egiziana
antica in caratteri geroglifici
(usc ita anche in
edizione francese a Parig i nel 1927) e una
traduz ione da ll'eg iz iano an tico delle
Avven
ture di Simùhe
,
racconto di trentanove secoli fa .
Insieme con E v a r is to Breccia e P ie tro De
Francisci fu a ss is ten te di A ristide Calderini
nella direzione di
Aegyptus.
la r iv is ta ita liana
di eg itto log ia e pap iro log ia . Nella spedizione
del 1930 aveva con sè qua li agg rega ti Gio
vann i Marro. professore di an tropo log ia , d ire t
to re d e l l 'i s t i tu to Antropologico delPL n ive r
s ità di Torino , e. pe r la p a r te tecn ica dei rilievi
e delle fotografìe. Michele Pizio.
I pa rtico la ri di q u e s t'im p re sa sono mal
no ti ai p iù . T o rn e rà qu ind i oppo r tu n o accen
na rv i.
Gebelèn è un a b ita to a v e n to tto ch ilom e tri
a sud di L uq so r, sulla s in is tra del Nilo. Il
nome, che significa in a rabo <• le due mon
tagne è d a to a una loca lità c a ra tte r iz z a ta
da due a ltu re , o meglio da due m odeste ele
vazioni del te r reno che noi non oseremmo
nemmen definire colline. Gli ind igen i, facili a
fan ta s tic a re , h anno pen sa to di ch iam a rle m on
tagne e buon p rò . A ltri due a b ita t i vi si t r o
vano : E l-gerera merid ionale e E l-gerera set-
tentrionaleO ). Quivi s 'ac cam p av a il 17 febbraio
la Missione F a r in a . A vv ia ti so llec itam en te
i lavori, in poco più di due se ttim an e essa
po tè m e tte r in luce, pe r usare le paro le mede
sime della relazione, « due grand iose tom be in
m a tton i c rud i, che in origine dovevano esser
composte a ll'inc irca d una larga via di accesso
fiancheggiata d a m uri, d 'u n po rtico esterno
con p ilastri e di celle |>er depositi fa tte a
vo lta . Q uan to alle p a r ti più in te rne e infe
riori. » si rinvenne ro prosegue la relazione
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« so tto il pav im en to , fo rtem en te o s tru iti, i
pozzi recan ti alle camere dei sarcofagi scava te
nella v iva roccia »>. A un a s'accedeva per una
s t r e t t a galleria lunga sedici m e tri.
In sèguito, basandosi sopra speciali indizi,
la Missione im p rendeva la ricerca di a n tic h ità
p re is to riche , riuscendo a scoprire in pieno de
se rto . a ovest di E l-gerera se tten trio n a le , un
sepo lcre to del periodo p red ina s tico . Nel marzo ,
in v e n tiq u a t t ro giorni, si frugarono duem ila
cen to m etri q u a d ra ti di te rreno , esp lo rando
« qua s i duecen to tom be , p iù o meno ben con
se rv a te , delle quali si fissò l’e s a tta posizione ».
Q ue s ta necropoli, no ta il F a r in a . « doveva oc
c up a re il fondo di una v a lle tta e già nei p r i
m ord i le bestie del deserto nonché i predon i
di razza um ana vi avevano sfogato i loro
is tin ti ». Da ciò « il d isord ine in cui furono
t ro v a t i gli scheletri e la dispersione del m a te
ria le funerario . Tombe di forma e littica o
c irco la re , lunghe appena da s e t ta n ta cen ti-
m e tri a un m etro e v e n ti: dimensioni che po
trebb e ro sembrare tro p p o angu s te anche pe r
ind iv idu i di mediocre s ta tu r a se non ci venisse
sp iega to che <• il cadavere , pe r lo p iù avvo lto
in te le o in un sacco di pelle di gazzella, lega to
ovve ro cucito si seppelliva rann icch ia to . « gi
nocchi allo s te rno , m an i sul viso, la te s ta a
mezzogiorno, la faccia r iv o lta a occiden te .
P robab ile posizione di r ito , qu e s ta , r isp e tto ai
p u n ti card inali. In tre casi so ltan to , chi sa
pe rchè , non era o sse rva ta .
« Sopra e so tto aggiunge il nostro illustre
in fo rm a to re « stuoie di vim ini ripa ravano la
sa lm a da lla sabbia e non di rado "disposto sul
fondo » si vide « uno s tr a to di piccoli legni uno
a fianco de ll'a ltro a mò di giaciglio . I na
pa llida luce di poesia . " Sopra un a m umm ia •
ci rico rda il prof. F a rin a •<i baston i disposti
a g ra ta erano ancora o rn a ti di fiori e uno di
qu e s ti il morto lo s tring ev a presso la narice,
come a sp irando >. Nuova tes tim on ianza del
profondo cu lto pe r i d e fun ti fra gli an tich i
egizi. Si a rr iv av a a gentili fan tasie , alle più
de lica te immaginazioni.
Nella necropoli si rinvenne ro vasi rossi a
bocca nera , lisci o ruv id i, e a ltr i d 'u n bel rosso
luc ido : due poggia-capi di forma non mai ve
d u ta p rim a d 'o ra : ba s ton i, modellini in legno
di a rm i, coltelli e rasch ia to i di selce: ceste ,
p e ttin i con den ti assai p ronun z ia ti, tavolozze
di lavagna , o rn am en ti, conchiglie, pezzi di
ram e . ecc. Diversi ogge tti, a norm a di legge,
furono t r a t te n u t i dalle locali A u to r ità pe r il
Museo del Cairo, dove t u t t a v ia il nome della
Missione scopritrice ha d a figurare sulla ve
t r in a che li raccoglie; il resto fu p o r ta to a
T o rino ed è rego larm en te ca ta loga to .
La Missione F a rin a si recava ancora a Ge
belèn nel 1935 e nel 1937, compiendovi a ltre
in te re s san ti ricerche.
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