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ancor dal piano — nell’ardente merìggio ad

ora ad ora — folli profumi salgono e tepori

— molli e festosi cantici! ». 0 , in modo anche

più indicativo, in un sonetto del 1912, non

compreso nell’originaria edizione dei

Canti e

preghiere:

« Poi, vinta, chiudo gli occhi, ed

un momento — sui miei capelli e sovra le mie

gote — lieve passare quella mano io sento —

e un misterioso fremito mi scuote! ».

Queste citazioni si fanno qui non foss’altro

per indicare come vibrasse l'anima di Maria

Barbara, come ella fosse nob lmente sensibile

all’amore, anche in un senso terreno. Ci si ri*

trova così faccia a faccia con quello che suol

essere definito un temperamento

mistico.

Amore, questa straordinaria ricchezza della

nostra povera v ita , possiede talora tu tto il

nostro essere. Comunque esso si risolva, co*

munque ci guidi la sua impreveduta strada ,

a noi non resta che seguirla, ubbidire. Maria

Barbara ebbe l’alta ven tura di essere guidata

a Dio.

EZIO SAINI

Ì1QTA

PS.K

UBA IW-SBITA "STORIA D’AJIMiÀ,, DI ili.

S.

TOSATTI

Questo «rritlo, non corretto e in qualche punto fram­

mentario, è »tato trovato dattilografato tra vecchi qua­

derni di Maria Barbara Tosatti.

Non credo fosse più sua intenzione di darlo alle stam­

pe. Certamente è anteriore di parecchi anni alla prima

pubblicazione delle liriche. Ricordo di aver veduto tal­

volta (nel 1919 o prima?) tra le mani di Maria Barbara

un quaderno con la soprascritta • Matilde », che essa

però si affrettava a nascondere, talora magari con un

sorriso misterioso, (gualche anno più tardi mi sembra

di averlo rivisto tra le sue mani; fu allora forse che

lo scritto prese la forma in cui ora si trova nella copia

dattilografata. Dall'accenno di dedica appare chiaro che

Maria Barbara in un primo tempo si proponesse di pub­

blicarlo, forse a scopo di pia edificazione; essa però non

ne parlò mai con alcuno. Le molte aggiunte marginali,

le lacune, correzioni, cancellature di interi brani, gli ac­

cenni a rifacimenti, che rendono assai tormentata la

prima parte, sembrano mostrare che Maria Barbara non

fosse più soddisfatta del »uo lavoretto giovanile, mentre

la seconda parte non reca quasi traccia di pentimenti e

ritorni. E* forse segno che quest'ultima fu scritta a di­

stanza di tempo dalla prima? Non può sfuggire, mi sem­

bra, a nessuno una più profonda ispirazione e una mag­

giore maturità stilistica in confronto della prima.

Maria Barbara conversando con gli intimi, e in qual­

che sua lettera, ha talvolta accennato a una sua impos­

sibilità di scrivere in prosa, e, vagamente, a qualche sua

antica aspirazione, poi del tutto abbandonata, anche

perchè essa diceva di mancare della fantasia inventiva,

e della facoltà di obbiettivazione. necessarie alla prosa.

Le sue lettere però stanno a dimostrare l'eccessività di

questo giudizio, almeno per quanto riguarda La prosa

non narrativa.

A questo *enso di autocritica credo debba attribuirsi,

in parte, l'abbandono della storia di Matilde, che pure

deve esserle stata assai cara, da parte di Maria Barbara.

Ma

vi è

una ragione più profonda. La tardiva,

e

da

lei non

cercata, pubblicazione delle sue liriche avve­

nuta nel frattempo, suscitò intorno alla eoa persona una

notevole curiosità, benevola certamente, ma di cui Ella

apparve talora

mm

po' turbata. In una lettera del no­

vembre 1932, Maria Barbara scrive in tono scherzoso:

« (Questi consensi e queste lodi inaspettate mi hanno

messo un |

h

>’ in soggezione: come i bambini quando

si sentono osservati; mi pare di non sapere dire più

nulla... bisognerà che io mi senta dimenticata per osare

parlare ancora di me. Certo che se avessi sentito qual­

che sguardo altrui posato su di me, non avrei potuto

esternare dei sentimenti che ora, a leggerli riprodotti,

non mi sembrano più miei, e mi fanno quasi arros­

sire ».

Ora, do|>o la pubblicazione di

Canti e preghiere,

si

sarebbe certamente compreso che « Matilde » è, in par­

te, una inconscia autobiografia, e come tale, opera an-

ch’essa essenzialmente lirica. Le vicende esteriori della

vita di Maria Barbara, travagliata da quelle malattie

che l'hanno condotta alla fine immatura, somigliano ab­

bastanza a quelle di Matilde perchè dovesse farsi un

ravvicinamento. Ciò era in contrasto con la riservatezza

sulla sua vita intima propria di Maria Barbara, che già

aveva intitolato un sonetto del 1916:

Secretum meum

mihi,

e che più tardi si proporrà in uno dei suoi pen­

sieri: ■ non parlare mai di me se non nella preghiera ».

I na scrupolosa e vigile coscienza artistica, e un senti­

mento di delicato riserbo, distolsero Maria Barbara dal

pubblicare questo suo scritto, col quale già essa si era

proposto quel fine di elevazione religiosa che appare

così trasparente nelle ultime pagine. Oggi non sussiste

più nè l'uno nè l'altro di quegli impedimenti — no­

nostante le ingenuità e immaturità artistiche giovanili

evidenti nella prima parte — mentre le semplici vicende

di Matilde, in correlazione con molte pagine dei pen­

sieri, appariranno spesso un riflesso della luminosa asce­

sa di Maria Barbara.

Q. T .

N .B . — L'anirft rupia di • Matilde • ron-ta di 44 ran elle datti-

lografatr. di

mi

ana

è

manrantr. Le prime 16

mmki

mollo tonaea-

tate da raarrllalare. rorrriioni. aote marginali • in ralre, talora

da arrewù al rifarimral a di qaalrW parie, «ertili a penna ael ro-

%e*ria della pagina, e da rirfciaaù

non

farili a romprendrrr.

Le tarlanti di mangiar riiir»» mm Male iadirale ia nota a

•m laogo. per qaaliaaa di an—re importanza ha «ralla la »er-

ii»ae elle

mm è

«emferata preferìbile: Ir p r i r qaattro pagine, ri-

latte da Maria Barbara piè d'aaa volta. Ir ha riraatnMe rame mi

è Mala pai «ifcile. Le aggiaatr marglaali r io caler. faUe a peana

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