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producono, tra le file dei nostri, vuoti incolmabili

con grave danno, non solo militare ma anche scien­

tifico ed artistico, perchè quivi sono giovani di valo­

roso ingegno e di grandi speranze, quivi sono i più

illustri cultori delle arti, delle lettere e delle scienze

di quel tempo. Il Battaglione non cede, resiste, si

fa massacrare; cadono, o sono gravemente feriti,

uomini celebri, come i già ricordati Pilla e Mon­

tanelli.

0 . F. Mossotti avanza intrepido dove più fitte

cadono le palle; e ai colleghi e ai discepoli che lo

scongiurano di non cimentare la sua vita così pre­

ziosa. risponde sereno : « Dove pericolano i figli,

qui il padre deve essere il primo; si combatte per

la Patria, si deve vincere a qualunque costo! ».

Ecco una palla nemica lo colpisce in pieno petto,

ma è fortunatamente respinta da una resistente bu­

sta di pelle, nella quale il Mossotti custodiva gelo­

samente le sue carte.

La resistenza così salda, così eroica dei volontari

toscani, avvenuta il 29 maggio, fece completamente

fallire il piano di Radetzky. perchè diede tempo a

Carlo Alberto di raccogliere le sue truppe a Coito,

dove, il giorno dopo, il Re di Sardegna strappava

al rabbioso ed odiato Maresciallo piena vittoria,

vittoria che si faceva più fulgida alla sera, quando

veniva portata a Carlo Alberto la notizia che la for­

tezza di Peschiera, in cui i nostri assediavano gli

Austriaci, si era arresa.

Ardenti di entusiasmo i soldati non sentirono più

freno e, con potente grido, salutarono Carlo Al­

berto « Re d'Italia ».

II grido saliva alle stelle e si diffondeva per la

campagna confondendosi con l'ultimo tuono del

cannone dietro la fuga austriaca.

Oh! Anno de portenti

esclama il Carducci. —

Oh! primavera della

Patria... oh! trionfante suon de la prima

italica vittoria...

Ma, purtroppo, la stella d'Italia rosi fulgente in

quei primi mesi di guerra, si oscurava poi ancora

di dense nebbie.

L'Italia ritornava serva dell'Austria.

0 . F. Mossotti e tutti i superstiti si ritiravano

pieni di rammarico, ma col cuore gonfio di spe­

ranza: l'Italia non doveva perire, l'Italia doveva

trionfare. Il grido di quella sera lanciato dai petti

italiani a Carlo Alberto : c Viva il Re d'Italia ! »

doveva essere ripetuto più potente e vittorioso al

suo successore Vittorio Emanuele II, nel '59, nel

'60 e *61. Costituito nel '61 il Regno d'Italia, al

Senato del nuovo regno venivano chiamati gli uo­

mini più generosi, i più nobili ingegni, i quali al

trionfo dell'epica lotta del nostro Risorgimento ave­

vano potentemente contribuito col Libro e col Mo­

schetto.

Perciò O. F. Mossotti fn eletto senatore, ed in

Torino, la prima capitale del

d'Italia, prete

parte alle sedute del Senato: le quali perà non po­

terono essere molte per lui, perchè si spegneva se­

renamente in Pisa il

20

marzo del 1863, assorto

in visioni di stelle e di comete.

Profondo fu il dolore di tutta Italia per la morte

di quest'uomo che fu cittadino intemerato, sommo

scienziato, fervente patriotta. soldato e capitano in­

trepido.

Il Piemonte va superbo di lui, e ne è orgogliosa

specialmente la sua città natale — Novara — la

quale fregiò del nome del Mossotti il suo Istituto

Tecnico, dove gli consacrò una lapide con scolpite

le sue sembianze cosi buone, volendo che esse fos­

sero ogni giorno innanzi agli occhi dei Professori,

degli studenti, monito del potente binomio: « Libro

e Moschetto ». Novara è altresì orgogliosa di con­

servare nel suo museo, due preziose reliquie del

Mossotti: la divisa militare che Egli indossò quale

comandante del Battaglione di Volontari e la spada

che maneggiò nella difesa della libertà italiana.

Il suo spirito, che aleggia cogli altri spiriti magni

nel cielo luminoso della nostra storia, oh! quanto

oggi deve gioire davanti il meraviglioso spettacolo

dell'Italia fascista, spettacolo degno del pennello di

Michelangelo.

Su, in alto, il Duce nel suo atteggiamento scul­

torio. l'occhio acuto e vigile, il braccio teso al si­

curo fulmineo comando.

Intorno a Lui le nostre terre si rinnovano, si ri­

sanano. fervono d'uomini lieti nel duro travaglio,

si moltiplicano le messi, sorgono come per incanto

villaggi e città, anche là dove regnava la morte: si

aprono nuove vie, percorse da nuovi meccanismi

rapidissimi. Intorno a Lui mille e mille officine ri-

suonano di macchine di ogni genere ed attendono

alla rude opera migliaia e migliaia di operai bene­

dicenti al lavoro; i monti svelano e donano i loro

tesori, il mare nereggia di potenti navi, grandi, pic­

cole, e chiude nel suo seno terribili strumenti di

vita e di morte; si moltiplicano scuole, istituti, pa­

lestre operanti ad ogni più nobile scopo morale,

fisico, intellettuale; e si addensano schiere sempre

più numerose di fanciulli, di adolescenti, di mae­

stri, tanti e tanti, magnifica speranza sempre più

operosa, sempre più forte.

Al fianco di Lui milioni di soldati, baluardo si­

curo, insormontabile contro chi attentasse alla no­

stra indipendenza; e sopra di Lui il cielo solcato,

ogni ora, in basso ed in alto, da ordigni di ogni

fatta, di ogni grandezza: terrore dei nostri nemici,

ali velocissime e solidissime ai nostri imperiali de­

stini.

Tale ( l'Italia di oggi. l'Italia di Mussolini, l'Ita­

lia vaticinata daH'Alfieri, l'Italia vagheggiata dal

Mossotti, forgiata da due secoli di studi, di lavoro,

di sacrifici e di eroismi. Tale è l'Italia che oggi,

per le «orti della sua futura maggiore grandezza,

è chiamata alla sua prova più difficile, a quella

prova che dovrà darle la sicura padronanza del suo

mare e delle sue colonie.