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Fra

le

somme stanziare dal Governo per Istituti

scienti fu i e d’arte, figurano tre milioni a favore

d<.

1

Accademia delle Scienze. L ascesa dell O11. Luigi

1

mandi alla più alta carica dello Stato ha contribuito

e contribuirà a vitalizzare la grande Istituzione Tori­

nese.

Un

progetto dello 'tessi' Einaudi era stato già

presentato al riguardo due anni or sono, al Ministero

del Tesoro. Alcuni mesi ta, sulla «Stampa», l’esimio

Prof. Emilio ('rosa rammentava appunto il valore,

l’ utilità e le ricchezze della Accademia. Con grave

stento e merito inapprezzabile dei suoi dirigenti c

del suo personale, l’ Accademia ha sempre continuato

ad assolvere la sua missione e, come ben scrisse il

Prof. Crosa, affluiscono come un tempo, in cambio,

le pubblicazioni di tutto il mondo. Ma non v’e chi

non comprenda come — per sostenere un ritmo simile

e dargli sempre più vigoroso impulso dalla nostra

parte, occorrano mezzi ed interessamento continui,

cospicui, seguiti.

Nel i S3s (31 ottobre), l’ Accademia delle Scienze

celebrò il cinquantenario della sua fondazione. In tale

occasione. Prospero Balbo, allora Presidente, parlò

delle sue origini: «Non alle sole dottrine professate

nella Università, si deve la fondazione di quest’ Acca­

demia. ma anche agli studi degli artiglieri. Un giovane

ufficiale, il Conte di Sai uzzo, un altro giovane, ammi­

rato professore di quelle scuole, il Lagran già, 1111 gio­

vane dottore in medicina, il Cigna, furono gli arditi

iniziatori. Bentosto si aggiunse un altro medico, l’ Al-

lioni, ed ancora un artigliere, il Fonccncse, poi più

tardi il Morozzo, anch’egli della scuola di artiglieria.

Ai loro lavori, alle loro scoperte, si fece plauso da

tutta Europa. I più famosi matematici e fìsici si fecero

compagni di quei nostri, prendendoli anche a giudici

dei loro trovati. In quel principio, gli aiuti vennero

solo dal Saluzzo. Poi v’ebbe parte il Wicardel di

Fleurv, dottissima persona di origine savoiarda, ma

cresciuto in Inghilterra in parte addottrinato da Newton

e da Locke; Newton gli fece anzi l’onore di citare la

sua testimonianza nella famosa controversia con

Lcibnitz. Anche il I ranklin s’interessò vivamente del-

l’ Accademia di Tonno ed ebbe rapporti con essa.

Nel 17X3. tu decretata la sua pubblica fondazione.

Allora ne fecero parte, oltre ai mentovati il Dantoni

ed il Kobilante e due giovani di molto ingegno,

cioè il Debutet ed il Napione.

Pochi anni dopo la celebrazione del cinquantenario

e cioè nel 1X50, il Balbo moriva e lo precedettero o lo

seguirono per poco nella tomba il gran chimico

Giobcrt, l’illustre matematico Bidone, la poetessa D10-

data Saluzzo, il Provana, il Lascaris di Vcntimiglia.

il Bessone, il Vagnone, l’Omodei, il Ru , il Bernixehi,

Falletti di Barolo, il Bouchcron, il Somis. Iti meno

di sette anni l’ Accademia che comprendeva allora una

sessantina di Soci, ne perdette 1111 quarto. Ma la fiac­

cola non si spense e nuove elezioni portarono nuova

linfa e non inferiore al bel albero.

★ ★ ★

Nel superbo p iazzo dell’ Accademia, disegnato dal

Guarnii (1) — la cui facciata bellissima ed il cortile

sono velati dalle costruzioni di via Roma, angolo

piazza S. Carlo (ricordo le polemiche per conservarne

libera la vista con una piazzetta che però sarebbe stata

poco adatta in quel posto) — permane in potenza un

prezioso patrimonio, non solo morale, ma effettivo.

Anzitutto una ricchissima biblioteca in cui figurano

infinite opere che difficilmente si troverebbero altrove

e che si arricchisce di continuo per gli scambi, per

merito, come dicemmo, di chi attende alla direzione

e conservazione del grande Istituto. Una dotazione

ben maggiore gli occorrerebbe ora che la scienza, come

tutte le altre cose e più delle altre cose, ha raggiunto

valori iperbolici sotto tutte le sue forme e si va am­

pliando nelle scoperte, nei lavori c nella universalità.

Nella Biblioteca, meravigliosa anche come am­

biente, figurano gli stampati e manoscritti di Carlo

Vidua, dei suoi viaggi transatlantici. L’infaticabile

viaggiatore, morto prematuramente nelle Molucche,

ha lasciato:

150 volumi di cose messicane

178

»

»

anglo-americane

70

»

sulle Isole Filippine

100

»

di cose cinesi

48

»

»

indiane

52

»

»

arabo-siriache, ecc.

Le opere furono stampate a Messico, Cincinnati,

Manilla, Batavia, Calcutta, Singapore. Si comprende

quindi il valore storico, etnico e scientifico di si-

nule collezione.

Presso l’Accadeima è la Sala di Arti c Mestieri

che contiene saggi di opere e lavori, d’industria, mo­

delli, disegni, litografie, ecc. Quale vantaggio si tro­

verebbe nel ripristinare e ampliare quel fondo!

L’ Accademia possiede pure un ricchissimo meda­

gliere, dono del socio Filippo Lavy (1H75). Questo

medagliere costituisce un vero e proprio Musco numi­

smatico diviso in più parti. Nella prima, figurano le

medaglie greche cui tengono dietro le tavole d’ inci­

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