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Torino eroica
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operosa dei cittadini. Gli uni vanno a ga ra nel caricars i sulle
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spalle le barelle che trasportano i feriti: gli altr-i li forni scono di
«
cordiali d'ogni maniera; qua si ,prodiga
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vino ed acquavite, là
«
i meno agiati porgono acqua, biancheria, filacce : ciasc uno vuole
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assisterli nella misura de ' proprii mezzi.
È
veramente una bella
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gara di · virtù cri stiane e militari: se la ca l'itàè difesa dal valore,
«
il valore è
soccorso dalla
carità
» .
Ad .accrescere il tripudio per la vitt or ia conseguita giunse ro
nuove lettere del Duca e del Principe Eugeni o annunzianti · il
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imminente arrivo;
cosicchè
la fiduc ia che nel bu on es ito della
guerra sosteneva la Città da tre mes i divenne un a vera certezza, e
i difensori si recavano a cambiar le guardie al suono di musiche
e tamburi.
Narra l'anonimo autore del
Giorna le del famo so assedio di Torino,
che il marchese Ro ero di Cortanze, trovandosi nella notte dello set–
tembre a montar la guardia sugli spalt i della Citt à, volle che con lui
andassero i sonatori di ' obo e del reggimento di guardia e sonas–
s ero nelle trincee arie sche rzevoli, quasi a rimproverare agli asse–
di anti la loro codardia.
L'ufficiale fran cese che si trovava non molto lungi, doma ndò chi
comandava nella Cittadella, e come ne udì il nome:
«
ben lo conosco
»,
rispose tosto, e lo pregò che volesse in vitare i suoi sona tori a son ar e
le
follie di 'Spagna.
Argutamente rispo se il Marchese che qu ella
sonata non era più di moda, ma che avrebbe fatto invece sonare
la
pazzia della Francia;
che aveva voluto intraprendere l' assedio di
una città, che si sapeva ben ' munita e gagliardamente difesa da tutti
i suoi abitanti.
A questa risp ost a rimasero stupefatt i i Frances i, e,
poich è
non
potevano vietarlo, la sciarono che pe lle trin cee si sonasse la
«
pazzia
di Francia
».
Durò l'armonia per due ore, mentre gli assediati can–
tavano e beve van o lieti, e con motteggi invitavano i Francesi a
danzare là dove non avevano sa puto sa lire da combatte nti.
«
Sono tre mesi e più che dura la lotta accanita, conclude, eppure
non
è
ancora uscito dai cuori il buon umore, segno che la paura non
vi può annidare
» .
Neppure negli ultimi giorn i dell 'ass edio cessarono
i Francesi di far e alla Citt à
tutto
il male che potevano, e più per mal
animo che per l'illusione di portare l'assedio a buon fine, per tutto
il 5 e il 6 settembre fulminarono senza posa le mura torinesi, che
scosse da così lungo grandinare di proiettili, apparivano qua e là
danneggiate. Ormai il giorno della liberazione era spuntato.
26 - BBAGAGNOLO
e
B ETTAZZI,
Torino nella 'toria del Remanti e d'It alia,
voI.
II.