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Capitolo VIl.

le geniali conversazioni dei letterati e degli artisti e impugnò rISO–

lutamente la spada.

Una notte d'aprile del 1740,uscito da una festa da ballo, corre ai con–

fini meridionali della Prussia, e preso il comando dell'esercito, ivi rac–

colto, sconfigge, in campale giornata, gli Austriaci a Mollvitz sull'Oder.

Alcuni ministri di Maria Teresa, fra i quali il cancelliere di Stato

Filippo Lodovico Sinzendorf, consigliarono di disarmare questo primo

nemico, ma l'Imperatrice non volle cedere neppure un lembo del

suo territorio

«

Con. piacere

- ella scrisse -

io sarei stata nient'altro

che Granduchessa di Toscana, ma poichè Dio mi ha scelto per reg–

gere questo peso, io ho per principio che egli mi soccorrerà finchè ce

ne sarà bisogno

» .

Intanto, nell'agosto del 1741, un esercito francese si avanzava oltre

il

Reno, per unirsi coll'esercito Bavarese. Carlo Alberto meditava di

invadere la Boemia, ma Federico II lo consigliò invece di muovere

difilato su Vierina

«

Questo sarebbe

- scriveva -

l'unico mezzo per

finire la guerra d'un colpo, colpendo l'Austria nel cuore

»'.

L'Austria,

in quel frangente, mancava di uomini e di denaro. .

Nell'erario non vi erano che 87.000 fiorini, e l'esercito era scarso

di numero e sparso nelle ' provincie della Monarchia.

Quindi non fu cosa difficile ai Bavaresi l'avanzarsi fin quasi sotto

le mura di Vienna, e ai Francesi di penetrare fino a Praga. 'Carlo

Alberto prése allora

il

titolo di Re di Boemia e si affrettò a ricevere

gli omaggi dei Conti e dei Vescovi

.h oemi ;

anzi , poco di poi, il· 12 feb–

braio del 1742,' a Francoforte, cinse il diadema imperiale. .

La causa di Maria Teresa parve in quel momento irremissibil–

mente perduta. Ella sola non si smarrì e resistè imperterrita ai colpi

dell'avversa fortuna. E fu ventura, poichè

il

suo contegno fiero e

sereno la rese simpatica e popolare così a Vienna come nelle pro–

vincie. L'entusiasmo del popolo per lei giunse a tal segno che non

si mostrava mai in pubblico senza che fosse accolta dalle acclama–

zioni della folla. Tuttavia la parte avversa passava di successo in

successo, ed ella dovè ricorrere all'Ungheria, dove più devoti erano

i sudditi e più saldi.

La leggenda prende a questo punto il posto della storia e narra

come l'Imperatrice presentasse all' Assemblea dei notabili ungheresi ,

il figlioletto di pochi giorni, invitandoli a difendere

il

loro futuro Re.

Narra altresì come gli Ungheresi, seguendo gli impulsi del loro

spirito cavalleresco si armassero al grido:

Moriamo per il nostro Re '

Maria Teresa!