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Capitolo VII.
ed Imola, era stato raggiunto dall'esercito napoletano condotto dal
Duca di Castropignano. Comandante supremo era il Duca di Mon–
temar
«
poco sollecito
-
dice
il
Claretta -
di mettere al periglio di
nuovi cimenti la gloria acquistata a Bitonto, e per l'età avanzata e
i sommi onori ottenuti desideroso piuttosto di ozii splendidi che di
campali fatiche
».
Miravano gli Spagnoli a portar la guerra nel Parmigiano attra–
verso il Ducato di Modena, il cui Principe Francesco
III
d'Este gio–
cava anche lui a partita doppia. S'era finto amico del Sabaudo che
gli prometteva la successione al piccolo Ducato di Guastalla, mentre
si stringeva di nascosto cogli Spagnoli che lo fornivano di denaro
per mettere in campo alcune truppe.
Ma quando vide scoperto il proprio gioco e l'Ormea, nell'abboc–
camento di Rivalta, gli pose sott'occhio una copia del trattato . che
egli aveva stipulato con la Spagna, non potè più oltre negare la
verità, e invitato a decidersi, partì da Modena rifugiandosi nel campo
spagnolo.
Allora, senz'altro indugio, i Piemontesi occuparono Modena bom–
bardandone la cittadella, che, in breve, si arrese. Il 16 luglio capito–
lava anche Mirandola.
Tali insuccessi tolsero al vincitore di Bitonto ogni ardimento,
tantochè, invece di affrontare l'esercito Austro-Sardo, si ritirò a gran
passi a Rimini, e di qui incalzato alle spalle, riparò a Foligno.
Per tal modo un fiorente esercito, senza aver combattuto, fuggiva,
per viltà del suo capitano, di fronte a forze molto minori delle sue.
Intanto la flotta inglese del Mediterraneo, comandata dall'Ammi–
raglio Mathews, entrava con 8 vascelli nel porto di Napoli e costrin–
geva con la minaccia di bombardamento Carlo
III
a richiamare le
truppe napoletane dall'esercito del Montemar.
.
In questo tempo giungeva a Carlo Emanuele III la notizia che
Don Filippo aveva invaso la ,Savoia con le truppe raccolte in Pro–
venza, e che tutto il paese era stato occupato, tranne il .castello di
Miolans, presidiato da scarse milizie. Lasciati 12 battaglioni e 4 reg–
gimenti di cavalleria a guardia del Modenese, il Principe accorre
celermente a Torino, e di qui, contro il parere dell'Ormea e 'dei più
autorevoli uomini di guerra, il 30 settembre, varcò le Alpi.
La Savoia venne in breve rioccupata; ma per poco. Non tardarono
a farsi sentire i disagi della cattiva stagione: piogge dirotte, freddi
intensi, cui si aggiunsero malattie e diserzioni, favorite dalla natura
alpestre de' luoghi.