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Capitolo VII.

ÀI Conte Solaro aveva poi scritto testualmente

«

Il disegno che

vi mando è compilato coll'intendimento di acquistar

tempo

e non dee

piacere alle due

Corti,

tuttavia siccome ai Borboni non costa nulla

il

promettere, avendo già in animo di non mantenere, il peggio sarebbe

che

ci

cogliessero in parola. Intanto mostrate grande premura di con–

cludere. Spagna veggendoci più solleciti diventerà più restia; l'Austria

avendo sentore della nostra premura, scenderà a ragionevoli patti

»,

La Francia, contro ogni aspettativa, si mostrò disposta a favorire le

aspirazioni del Re piemontese, per modo che le trattative continua–

rono intorno ai mezzi più acconci per attuare il comune proposito.

Il Ministero francese annunziava ufficialmente all' Ambasciatore

piemontese la completa adesione del Re alle richieste di Carlo Ema–

nuele, onde parve . concluso l'accordo Franco-Sardo e se ne diffuse

tosto la notizia. Non poteva restarne indifferente Maria Teresa, la

quale, alla sua volta, incitata dall' Inghilterra e dalla diplomazia

Sabauda, fu costretta ad accogliere di quest'ultima le domande e

sottoscrivere il trattato di Worms.

Consentiva, in forza di questo, a cedere il Vigevanasco e una parte

del Pavese, in guisa che il Ticino; dal Lago Maggiore al Po, costi–

tuisse il confine fra lo Stato di .Savoia e il Milanese. Cedeva altresì

il territorio di là dal Po compreso Bobbio, Piacenza, l'alto novarese

e i diritti dell'Impero sul Marchesato di Finale,

nella fiducia che la

repubblica di Genova recherebbe tutte le agevolezze ad un accomoda–

mento necessario alla libertà e sicurezza presente e futura d'Italia e

ciò mediante il pagamento della somma che rieulierà dovutale senza

che nè il Re d·i Sardegna, nè la Regina d'Ungheria siano obbligati a

concorrere al pagamento di essa somma (1).

Un articolo segreto stabiliva che ove la dominazione borbonica,

in virtù delle forze collegate, cessasse nelle Due Sicilie e nello Stato

dei Presidii, vi sarebbe subentrato il dominio Sabaudo.

Qualcuno potrebbe accùsare di doppiezza la politicadel Marchese

d'Ormea; ma occorre ripetere che era una necessità inesorabile,

poichè sleale e perfida era la . condotta degli altri Stati, Francia

compresa.

Basterà ricordare che il Ministro francese Amelot poteva scrivere

queste parole, che ai nostri giorni vennero ripetute con deplorevole

.cinismo dal Gran Cancelliere dell'Impero tedesco:

«

Giunti in Lom-

(1) Il versamento della somma era inteso l'avrebbe fatto l'Inghilterra e Finale

sarebbe divenuta un porto franco.