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Capitolo VII .

Ai 30 infatti impegnava battaglia col nemi co: si combatt è da

entrambe le parti con ardore, finchè giunta la notte,

il

Re fece sonare

a raccolta e ordinare la ritirata.

A cena, avendogli il suo aiutante di campo servito non so quali

dolciumi, disse:

Oggi non siamo sta ti abbastanza saggi per meritare

gli zuccheri ni.

Passò la notte su un mucchio di paglia, avvolto nel

suo mantello, e più volte fu inteso esclam are:

poveri miei soldati !

Il

domani si accampò a Murazzo , e al Vescovo di Fossano, che , dolente,

era venuto ad ineontrarl

0 ,

disse:

Possiamo

esser

oppressi ,avviliti nonmai.

La battaglia era costata ai no stri 4 ' mila uomini, fra cui 200 uffi–

ciali;

imi

non minori perdite ebbe

il

nemico, la cui vittoria fu resa

sterile da altri fatti , poichè durante la mischia una colonna di mi–

lizie del Mondovì , assaltò le trincee nemi che rimaste mal .guemite e

mal difese, e in gran parte le distrusse; mentre

il '

barone Leutrun ,

con una vigorosa sortita, ebbe campo di ra cconciare le fortificazioni

esterne della piazza, danneggiate. In pari tempo

' ~m

rinforzo .di mille

uomini, mandati dal Re sotto il comando del colonnello ' Ra sino ,

riusciva a pen etrare 'ne-lla città e a vettovagliarla e provvederla

dell'occ'orrente.

'

",

,

Quando D. Filippo e

il

Principe di Conti ebbero la notizia di

tali rifornimenti , cominciarono a dubitare del buon successo del loro

investimento.

T~ttavia

continuò ininterrotto e violento

il

bombard~mento

della

,

città, mentre i cittadini tutti, compres i i ragazzi e le donne, pr esta-

vano l'opera loro alla comu ne difesa.

«

,Tre donne - narra Cesare di Saluzzo - avendo colto sotto le

mura un gra na tiere solo, gli furono addosso, e, fattolo pri gioni ero , lo

condussero in citt à con un carico di fascine sulle spalle

» ,

E poi chè non ostante la disfatta regia, continuava alle spalle

degli assedianti la gue rra di popolo, era manifesto che

il

perdurare

a lun go sott o le mura di una citt à che dava tanta prova di fermezza

e di coraggio, avrebbe certamente condotto a sicura rovina, epperciò

fallito lo scoppio di una mina, che era stata praticata sott o il bastione

di Carag lio, il 22 otto bre, cacciato dall e armi, dall e piogge, dalla

fame, dalla neve, dal gelo, il nemico riprese la via dei monti, che,

come dice il poeta

«

d'un lieto

ri so

di sole atti ngevan o la gloria

» ;

Due giorni dopo rientrava acclamato il re Carlo Emanuele, cui

il

Leutrun descri sse l'effetto delle 26.000 cannonate tirat e contro la

piazza, delle 3500 bombe lanciat e insieme con le granate sui ba stioni ,

che in alcuni tratti erano ridotte un mucchio di rovine.