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Capitolo VII.

«

Solamente si commuove al pensiero della sua Luserna, dove

«

ripo serà nella verde fres cura della valle, fra i suoi valde si ; nella

«

modesta chiesetta del Chiabasso, senza un'iscrizione, senza un

«

ricordo , solo con la sua gloria

» .

«

O di-m e Un po' s' t' tU da mUri,

O dov a vas-W ch'a t' sutera?

Ti farù fè na cassia d'or

Ti farù fè d'Un grand onur.

«

Mi lasserù per test ament .

Ch' a mi sutera an val d' LUserna;

An val d' LUserna a m' sutraran

Duva 'l me còr s' arposa tan

» ,

Alla vitt or ia di Cuneo aveva contribuito anche la preparazione

politi ca dovuta all' Ormea, e fu que sto l'ultimo suo trionfo, poichè

da qu el tempo la sua salute, scossa per gli anni e le fatiche este–

nuanti dell'alto ufficio, andò peggiorando, in gui sa che ai 24 d' aprile

del 1745, colpito d'apoplessia , moriva ammirato e compianto. I suoi

resti mortali furono composti nella Chiesa parrocchiale di Cavorelto.

Ebbe ingegno acuto e disposto all e arti dell a diplomazia, intui–

zione pronta, sollecita risoluzione, operosità instancabile, devozione

alla patria e al Re. Altero ed aspro di modi , desideroso di onori e

I

di fama, e per le sue buone qualità e per qu esti difetti fu uno sta-

tist a ori ginale e provvido , alla Dinastia e al Pi emonte.

La sua abilità politica, che mirava, come sempre avviene, al buon

successo, si avvalse talora di mezzi e di espedienti, dalla buona

morale condanna ti, ma riu scì a risultati incontestabilmente benefici

allo Sta to e al cons orzio civile.

F ran cò la potest à laica dalla sogge zione ch iesastica e nello stesso

temp o compose i dissidi o almeno temperò le competizioni ormai

an tiche e ricorrenti , talora in forme as pre, fra lo Sta to piemontese e

la Corte di Roma ; dett e governo stabile ai Comuni e riordinò, con

indi scutibile vantaggio delle class i povere, la pubblica beneficenza.

Destro neg oziatore, att ra verso le più ardue difficoltà e i raggiri e

gli appetiti della politi ca europea, condusse a compimento felici im–

prese diplom ati che, che, in collaborazione con qu elle militari, ebbero

per effett o di accrescere lo Stato di ben cinque pro vincie.

La sua politica cont ribuì, nel 1! 33, a liber are l'Italia della pre–

ponderanz a austriac a, e nel '43, a pr eservarl a dalla dittatura borbonica.

Fu detto da taluno il Richelieu de l P iemonte, e forse il paragone

è in parte giusto, in quanto nei du e statisti si rassomigliano, la ver-