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Capitolo VII.

L'opera fu assai ammirata e lodata da molti e segnatamente dai

Deputati

della città che lo elessero avvo cato ordinario, e decretarono

che in seg no di gratitudine gli si comprasse per 135 ducati un a

ga–

lanteria

d'argento,

I l clero inve ce lo accusò di

empietà

e gli eccitò

con tro il popolo, spargendo la voce che il Giannone aveva negato

nei suoi sc ritt i

il

miracolo di S. Gennaro. Scomu nicat o dalla Curia

arcivescovile, dovette fuggire da Napoli e riparare a Vienna, dove

rimase undici anni, protetto dal Principe Eugenio di Savoia e da

Carlo VI, dal qu ale ebbe an che un a pen sione di 1000 fiorini. Quando,

nel 1734, Carlo III di Borbone divenne Re di Napoli, il Giannone

pensò di rimpatriare ; ma , giunto a Venezia , seppe che la Corte napo–

letana non gli consentiva di ritornare. Si fermò allora per qualche

tempo a Venezia, onorato e stimato, ed ivi attese alla ristampa del–

l'op er a sua. Di che riarsero le ire dei suoi avver sari e specialmente

dei Gesuiti, i quali si val sero di tutti i mezzi, compresi qu elli della

diplomazia, per ottener e dalla Sereniss ima che

il

Giannone fosse

caccia t o dalla città, e vi riuscirono.

Sott o finto nome ramingò per varie città d'Italia, e fu a Modena ,

a Milano , a Parma, a Torino, finchè si ridusse a Gine vra. Avrebbe

qui potuto rest are tranquillo ; ma , nel deside rio di osse rva re, da buon

cattolico,

il

precetto pa squale, accols e l'invito di un tal Giuseppe

Gas taldi, che gli si era finto am ico, e si recò col figlio, a Vesnà, in

territorio piemontese.

-Quivi

furono entrambi arrestati col con sen so

del Govern atore Sabaudo e dell' Orm ea , che voleva in tal manier a

ingrazi arsi la Curia rom ana per i suoi fini politici e for se an che ,

come qualcuno sospett ò, per ottenere il cappello cardinalizio.

Il figlio, dopo qualche tempo, venn e rimesso in libertà ; non già

P ietro Giannone, che non potè uscire dal suo carce re, nemmeno

quando i suoi cus todi poterono , con arti subdole, strappargli un

abiu ra dei suoi er rori. Del resto era qu esta la promessa fatta dal–

l'Ormea, nell'atto che annunziava a Rom a l' arresto dell'infelice giurista.

È sommamente doloroso pensare come

il

Re, che pur ebbe vivo

il senso della giustizia, abbia potuto approvare la vergogno sa trama

di

Vesn à

e condannare alla pri gionia perp etua un innocente in omaggio

alla ragion e politica e ad un malin teso sentimento di pietà religiosa.

Non può esse re gius ti ficato in qu esto suo atto nemm eno dal–

l'onesto rifiuto opposto alle richie st e dell'Ormea, che voleva con se–

gnare il Giannon e nelle mani dell'Inquisizion e romana.

Dopo dodici lunghi anni di pri gionia moriva il Giannone nella

Cittadella di Torino, a sett anta due anni, nel 1748.