

I regni di Carlo Emanuele III e di Vittorio Amedeo III
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Fig. 120, - Pietro Gìannone,
Clemente XII volle testimoniare la sua gratitudine al Re di Sar–
degna, e con breve del .4 di maggio, commendò l'eroica impresa e
significò a Carlo Emanuele il suo desiderio di veder composte le
controversie ecclesiastiche.
Il Re rispose ringraziando delle amorevoli espressioni, e dichia–
rando .che trove-
rebbe in lui
«
iuua
quella facilità e coo–
perazione che sa–
rebbe compatibile
col suo decoro e con·
la preservazione de'
suoi giusti diritti» .
Ciò non ostante le
difficoltà da supe–
rare furono parec–
chie. Fu necessario
che divenisse Papa
il
Cardino Lamber–
tini, amico dell'Or–
mea, beneficiato
dal Piemonte, par–
tecipe e in parte au–
tore dei Concordati
del 1727, spirito
largo ed equanime, perchè l'accordo pote sse dirsi un fatto com–
piuto. Due furono i protocolli, firmati il [) di gennaio 1741: col primo si
poneva fine alle differenze sui feudi della Chiesa in Piemonte, creando
Vicario Apostolico
il
Re e i suoi successori in perpetuo; col secondo
si stabilivano norme fisse e conciliative sopra i benefici ecclesiastici.
Un anno dopo uscì
l'Istruzione Benedettina
(6 gennaio 1742) che
venne approvata dal Re e mandata ai Vescovi e ai Magistrati perchè
l'osservassero. Essa faceva obbligo ai Vescovi esteri aventi giurisdi–
zione nello Stato di deputare un Vicario generale per giudicare nelle
materie civili e criminali quelle cau se al loro foro pertinenti; rico–
nosceva la facoltà ai tribunali laici di giudicare nelle questioni dei
benefici e delle decime ecclesiastiche; definiva le prestazioni del
braccio secolare alle curie vescovili; limita va il diritto d'asilo; rego–
lava la questione
dell'exequatur
ai brevi e alle
bolle
apostoliche,
eccettuate le bolle dogmatiche, i brevi della sacra penitenzieria;
32 - BRAGAGNOLO
e
BETTAZZI,
Torino nella storia del Piemonte e d'Italia ,
vol.
II.