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Capitolo
VII ,
Ristaurò le fortezze di Alessandria, di Cuneo, di Demonte ; innalzò,
su disegni di Ignazio Bertola, i forti di Exilles e della Brunetta. Nè
trascur ò
le cose della marina; chè anzi comperò due navi dall 'In–
gh ilte rra,
il
S . Oar lo
e
il
S. Vitto rio,
che tenne sempre fortemente
equi paggiat e. '
Considerando l'est ensione del piccolo Regno, osserva
il
Predari ,
desta meraviglia il dispendio che Carlo Emanuele potè fare per
l'esercito e le fortifi cazioni senza pesare con nuove imposte sopra i
suoi popoli. Anzi qu elle, poco dopo la pace di Aquisgrana, andarono
diminuendo, in modo, che nel
1763,
essendo s tato in grado di sop–
primer e l'ultima delle ta sse straordinarie di guer ra, fu inteso escla–
mar e:
Questo
è
il
più bel giorno della mia vita .
Le grandi spese di
questo Principe si spiegano con le sapienti economie introdotte in
tutti i rami dell'Amministrazione, con nuo ve e ampie sorgenti di ric–
chezza dischiu se alla rendita pubblica mer cè l'agricoltura, l'industria
e il commercio, che se ppe favorire non ost ante i molti pr egiudizi
economici che mantenevano ruinosi monopoli, e con la riduzione
dell' interesse dal 4 al
3,50
per cento ai portatori delle se rie
pi ù
antiche dei Monti (1). D'una amministrazione così saggia si videro
ben presto i fru tti, cosicchè le rendite che nel
1680
toccavano appena
i
7
milioni, salivano nel
1700
a
nove,
nel. 1721
a
tredici,
nel
1731
et
sedi ci,
e dopo la pace d'Aquisgl'ana toccarono ben
diciannove
milioni.
Durante il regno di lui un a vast a estensione di terreni bos chivi
e di sodaglie fu messa a colt ura con grande profitto della pubblica
economia, e vennero riattivate le miniere della Val d'Ao sta.
Provvide disposizioni furono emanate a rendere più conveniente
agli effetti del traffi co il sistema monetario, e venne istituita la
Com–
pagnia Reale del Pi emont e
per la tessitura e il commercio della
seta
(1752).
A qu est e pr ovvigioni d'indole economica altre non meno utili
tenn ero dietro, intese a promuover e la pubblica edu cazione, come
(1) « Se si pensa, scrive Luigi Luzzattl, che le ent'ra te annue dello Sta to piemon–
tese si agg iravano allora intorno a venti milioni di lire, la conve rsione di qua ran–
tacinque milion i di lire, compiuta nel
1763
in Piemonte, potrebbe paragonarsi ad
una mode rna conversione di quas i qua ttro miliardi per un o Sta to avente, come
l'Itali a, un 'entrata media di mill esettecento mili oni di lire.
Mirabile tri on fo fu quest o e più mirabile cosa l'averl o ott enuto pr eparandolo
con le economie pers everanti e diuturne e poggiando tutto sulle energ ie interne
del Pa ese!
» ,