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Capitolo VII: - I regni di Carlo Emanuele III ; ecc.
Fig. 123. - Vittorio Amedeo I I I.
i ' cospicui risparmi del padre, che vuolsi ammontassero a 12 milioni;
ma aumentòil debito pubblico, che raggiunse l'enorme cifra di 120 mi–
lioni di franchi.
Il lusso, la caccia, i viaggi, occupavano la mente del Re, che ' al
pari dei suoi cort igiani si cullava nella illusione di .una pace per–
petua, mentre invece i tempi diventavano sempre più scuri e procellosi,
Provvide alla riforma dell ' esercito, tenendo conto 'dei nuovi
metodi di tattica e di strateg ia usati da Fed erico il
Grande
nelle 'sue
fortunate imprese militari ;ma non
commisur ò le ardite e , costose inno–
vazioni alla potenzialità finanziaria
dello Stato; cosicchè, dopo avere speso
un centinaio , di milioni, dovette so–
prassede re e disfare in parte l'opera
incominciata.
Lo storico imparziale non può non
dargli lode per aver finito il porto di
Nizza, aperte nuove strade, aboliti certi
privil egi di pedaggio, provvisto .alla il–
luminazione di Torino, vietata, in omag–
gio alla pubblica igiene, la tumulazione
nelle ch iese. Nè minori benemerenze egli conseguì, quando condusse
a compimento le operazioni del catas to, istituì la Società Reale di
Agricoltura e stabilì sulla torre del palazzo Madama l'Osservatorio
astronomico.
Utili innovazioni cotes te ; ma fu piccola cosa in confronto di quello
che lo spirito demo cratico dei tempi reclamava, specie quando le
dottrine della Rivoluzione ,francese s i fecero strada nella 'coscienza
delle giovani generazioni e gettarono nelle anime colte i germi della
ribellion e contro l'a ssolutismo. politi co e contro i privilegi di casta.
Questi bisogni della coscienza rinnovata, per la quale la sovranità
discendeva dal Principe nel popolo , non furono dai Principi di Savoia
avvertiti: ess i non comprese ro la inesorabile ascensione della demo–
crazia, e fdrono dai primi moti di que sta obbli gati all'abdicazione e
all'esilio.
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