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La vita e

il

costume torinese sul cadere del secolo

X\'III

507

li.

il manicotto. Il Re asciolveva nella sua camera; i fami gli di nobil

li.

sangue gli apparecchiavano . la mensa, prendendo dall e mani dei

«

servi plebei le cose necessarie, Mentre un Gentiluomo metteva i

li.

cibi in tavola, il Gran Ciambellano gli pr esentava entro un piat–

« tello d'argento una servietta bagnata per lavarsi le mani. Dieci

li.

occhi per lo meno sta vano fissi su lui mentre man giava per spia re

Fig. 124. - Riunione per un a parti ta di cac cia a Stupiuigi ,

li.

ogni suo desiderio. Se voleva ber e bisognava che aspettasse che

li.

altri assaggiasse

il

vino, e che la coppa pa ssa sse per tr e o quattro

li.

mani prima di appressar sela al .labbro. Ciamb ellani , Gentiluomini,

li.

Aiut anti di came ra e Paggi stavano accanto al Re, famigliari indi–

li.

visibili alla chiesa, al passeggio, al pranzo, al teatro e nelle l'icrea–

li.

zioni

dome stiche. Giunta l'ora del dormire, lo svestivano, gli cam–

li.

biavano la camicia, lo coricavano e asp ettavano a lasciarlo che

li.

egli ordinasse di spe gnere i lumi. Ma neanche allora il Re rima–

li.

neva in piena balìa di se, In caine ra pro ssima alla real e, forse

li.

an che la

nuziale;

v'era chi attento ori gliav a, per esser pronto ad

li.

ogni suo cenno

» ,

Servire

il

Re o il Principe ereditario, pel quale v'era pure un

apposito cerimoniale, era per i nobili un dovere e un onore, almeno

così si diceva ; ma in realtà taluni e per ragioni personali e familiari,