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- La vita e

il

costume torinese sul cadere nel secolo

XIII

511

di 6, 8, 10, secondo la popolazione e

il

movimento degli affari. Per occu–

pare un posto di procuratore a Torino, nei primi decenni del sec.

XVIII,

era necessario pagare 8000 lire, canone che nel 1789 raggiunse la

cospicua somma di 14.000 lir e. Le piazze dei farmacisti erano 46, dei

sensali

~O,

dei ciabattini 54; qu est'ultime erano dat e in affitto , con

la bottega per una somma che variava dall e 300 alle 400 lir e.

A certi artigiani,

il

cui numero era an che limitato, si att ribuivano

obbli ghi e ca richi, che nulla avevano che vedere con il loro mesti ere.

I ciabattini, per esempio, dovevano andare per commiss ioni e

imbasciate là dove fossero richiesti , ' mediante il compenso di un

soldo e quattro danari per ogni miglio di st rada percorsa.

Cari chi speciali gra vavano sulla Sa rdegna , tra i quali, assai one–

roso, il don ati vo annuo di 240.000 lir e, oltre gli str aordinari, che

dovevano esser pagati al .principio di ogni nu ovo regno, nelle occa–

sioni di, nozz e e di nascite principesche.

Fino alla metà del secolo

XVIII

ebbe cors o nel Piemonte la moneta

son ante, che nel 1711 era stata coniata dir ett ament e dal Governo.

Nel 1745 si fecero i primi esperimenti della carta monetata, che

contenuta entro certi limiti, acquistò il generale favore ; ma, dopo

il 1782, se ne mise in circolazione tale quantità che il credito ne fu

scosso ; nè val sero a ri alzarlo nuove impo st e e la riduzione degli

interessi sul Debito Pubblico e la vendita di alcuni beni ecclesias tici.

Contuttochè molte. fossero e di natura diversa le impost e, parecchi e

erano anche odio se, come le immunità e le esenzioni dai pubblici

gravami, e specialmente quelle del clero e dei nobili, dovute a ma–

lintesi diritti feudali, municipali e per sonali.

Una tale condizione di privilegi portava seco la necessità d'im–

porre dazi eccessivi sulle mer ci che entravano nello Stato o ne usci–

vano con grav e danno dei commerci e delle indu st rie.

Le uscite dello Stato erano rappresentat e dalle spese di Corte,

della pubblica amministrazione e dell'esercito. La Corte che sotto

Carlo Emanuele spendeva 1.358.900 lir e annue, giu nse , nel 1789,

regnando Vittorio Amedeo, a ,spendere 2.150.000 lire, senza tener

conto degli appannaggi dei Principi e delle Principesse (1 ).

La Corte del Sovrano si componeva di 4 Maggiordomi ordinari,

26 Gentiluomini di bocca, 32 Gentiluomini della camera del Re,

60 primi Scudieri,

40

Valetti

di

camera, 40 donne per le Principesse.

(1) Nel cors o di un solo anno per le Principesse Maria e Teresa si compera–

rono 1492 metri di nastri.