

La vita e
il
costume torinese sul cadere del secolo
XVIII
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che veniva servita in tavola
~ai
paggi, era pr eceduta da du e soldati
della gua rdia svizzera in alta tenuta, mentre Gentiluomini di bocca
e Maggiordomi e domesti ci vegliavan o affi nchè il servizio conviviale
pro cedesse in modo inappuntabile.
Per l'Epifania, nel solenne pranzo pubblico, si se rviva la tr adizi o–
nale schiacc iata, che prima l'Elemosini ere benediceva, eppo i veniva
recata in tavola, pr eceduta da un servo di cucina con una tor cia
acces a, ed accolta .con i segni del più profondo rispe tto come ' un a
reliquia o un altro oggetto vene rabile e sacro.
La parte di mezzo della focaccia , detta
la pasta
di
Nostro Siçmore ,
spett ava all'Elemosiniere che l'aveva benedetta e il rest o veniva con–
sumato dai commensa li, compres o il Re.
Ogni anno, il Giovedì Santo, il Re vestito di un camice bian co,
lavava i piedi a 13 poveri , stando in ginocch io senza cuscini, in atto
della più profonda umiltà. Il bacile, dove si faceva la sacra lavanda,
s era tenuto da un Prin cipe del' sangue, e l'acqu a veniva versa ta da l
Gran Ciambellano. Dopo la cerimonia il Re serv iva a tavola i tredici
poveri e regal ava a ciascuno di ess i un ces to con qualche vivanda
e uno scudo d'oro.
Il giorn o di Pasqua il Sopraintend ente alle cucine reali, seguito
da un corteo di servitù e di alabardier i, portava sull'altare di S. Gio–
va nni l'Agnello pasquale in un gran piatto d'argento. L'Ar civescovo
in per sona lo ben ediceva, eppoi con la stessa solennità il simbolico
animale, ricondotto a palazzo, veniva sgozzato e quel giorno stess o
servito a pranzo.
2. - I redditi dello St ato , che al principi o del 1763, ascendevano
a 16.400.000 lir e, toc cavano, come ' s'è detto nel pr ecedent e capitolo,
nel 1783, i 20 milioni e mezzo. Erano dunque notevolmente cresciuti ;
ma al pari di ess i era no aumentate le spese , tanto da supera re le
entrate di quasi tr e milioni annui.
Cespiti di entrata, le vari e impo st e: il
ta sso
in Piemonte e la
taglia
in Savoia ; ossia l'imposta prediale sui beni allodiali, cioè non immun i
per ragion e di feudo o di pri vilegio ecclesias tico.
Costituivan o ' altresì font e copiosa di ricchezza per lo Sta to i
cotizzi
o tassa sulle per sone, sull'esercizio delle arti e dei mesti eri
che colpiva tutti gli abitanti non minori di 7 anni, esclus i i pover i,
i forensi e gli ecclesia sti ci. Iniqua e odiosa qu est a impo sta,
perch è
colpiva le fami glie in ragion e del num ero delle persone che le com–
ponevano , non già in pr oporzione della loro ricchezza. Il cotizzo