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Capitolo VII.

gimento; ma sentì vivissimo amore per i suoi sudditi, specialmente

delle classi disagiate, delle quali promosse e ,favorì il .miglioramento

economico e civile. ' Sotto di lui lo Stato raggiunse un'invidiabile

condizione di floridezza e di pace interna e .crebbe in potenza e

reputazione presso tutte le nazioni d'Europa.

Gli succedeva il figlio Vittorio Amedeo III, (fig. 123) giovine altret–

tanto avvenente e gagliardo quanto angusto di ,mente e scarso di

coltura. '

Nato il 29 giugno del 1726, ebbe a maestri il Nollet e il Fleury,

dai quali fu educato alla francese, e passò gli anni primi della fan–

ciullezza e della gioventù sotto la disciplina del Marchese di Breil,

suo governatore, gentiluomo prodigo e spensierato, da cui apprese

l'abito dello spendere e l'avversione

a

quello spirito di austerità e

di sussiego, che informava la Corte di suo padre.

Questi diceva che i Principi non debbono mai discendere dal loro

piedestallo, perchè, veduti da vicino, mostrano i difetti loro; laddove

il figlio ostentava gusti

e

predilezioni del tutto opposte: era .accessi–

bile a tutti e alla mano, e amava ricevere i postulanti di cariche e

uffici, lieto di ascoltare i malcontenti e farsene all'uopo patrono e

difensore.

, È

vero che il patrocinio del Duca valeva ben poco di fronte al

carattere fermo del Sovrano e alla rigida amministrazione del Bogino;

ma ciò serviva ad irritarlo vedendosi tenuto lontano dagli affari, e

dava motivo a credere che non appena fosse salito al trono avrebbe

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utato compiutamente indirizzo.

E fu proprio così.

: _Erano passati appena pochi giorni dalla morte del Re, che Vit- '

torio Amedeo congedava bruscamente il Bogino

senza

nemmeno

accordargli l'onore d'un'udienza.

Il grande Ministro, che per 40 anni aveva tenuto il. potere e

resi importanti servigi al paese, sopportò con grande dignità la sua

disgrazia e si ritrasse a vita privata, commiserando. le sorti d'Italia

e d'Europa" di cui con grande lucidità di mente, prevedeva le non

lontane sciagure

(1). -

Al congedo del Bogino tenne dietro quello dei migliori altri con–

siglieri di Carlo -Emanuele III,

sostituiti

da gente nuova agli .affari,

intrigante, esperta solo nell'arte dell'adulare.

. '(1) Il

Bogino morì a Torino nel

1784.

La Città gli

dedicò

una via e una lapide

nella casa dov'egli visse e morì.