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La vita e

il

costume torinese sul cadere del secolo

X"IIl

553

torinese manieroso, ma la plebe più feroce che in altre parti d'ltalia

e

proclive alle coltellate (1785).

Il Magino (1500), lettore di mat ematica nello studio di Bologna,

invece proclamò i Torinesi

«

eccellenti in guerra

e

nelle lettere,

franchi, semplici

e

pietosi ,

e

di grande ospitalità verso gli stranieri

» ,

Con que sto giudizio concorda quello di Gregorio Leti (1675) che

definì i P iemontesi in genere e i Torinesi in specie

«

di cuor f ran co

e

libero, cortesi'

e

civ ili coi foresti eri, schivi però di fatiche

e

di ri schi,

inimici di novità, amanti di pas sar la vita con agio

e

nel ripo so

» ,

Il diplomati co Dutens, della seconda metà ' del

XVIII

sec., lasciò

scritt o:

«

l

Pi emont esi sono dotati di piacevoli

q ~talità.

La nobiltà '

è

cortese, affabile, valorosa ; molto amq. i forestieri , tranne

i

Francesi,

contro

cui

nutre istintiva aniipaiia ;

è

curiosa,

è

accorta nell'indovi–

nare

i

secreii

e

l'indole degli stranieri. Il borghese

è

u n buon uomo,

cu i

non manca accortezza ed

è

affabile, socievole, laborioso. Le torinesi

sono bellissime, vi vaci, spiritose

e

buone,

se

togli

i

piccoli pettegolezzi

propri del loro sesso

».

Il Saint Croix tro vava ne' Pi emont esi un certo

ingegno naturale che però non aveva sempre modo di esplica rs i, perchè

essendo piccolo lo Stato, ristrett e le man sioni di ciascun ufficio, troppo

umili gli onorari, man cava l'in centi vo di darsi alla vita pubblica. Carlo

Goldoni nell'a pl'ile del 1751 loda dei Tor inesi l'onestà , la pulizia, e nota

come i loro cos tumi ari eggino qu elli di Francia. Consimili giudizi

pronunciarono · il Craveri (1753) e l'a stronomo De Lalande (1765).

Il Baretti, inve ce, riscontrò nei Pi emontesi la man canza di allegria,

una cert'aria di malin conia e di gravità, uno spirito marziale che

traluce perfino nei contadini. Rimprovera va alla nobiltà il fare altez–

zoso e superbo, lo scarso amore agli studi, la frivolezza del parlare,

alle donne una crassa igno ranza, la dissolutezza in alcune; un a

stupida divozione in alt re. Anche l'Espin chal trov ò i Piemontesi

estremamente vani , superbi, presuntuosi, poco cortesi e affabili coi

fore sti eri , male educati e ignoranti: giudizi tutti che vann o accolti

con una certa discrezione,

gia cchè

spesso furo no dettati sott o l'im- ..

pulso di circostanze speciali che non possiamo qui riferire per

dist eso.

In realtà si può dire che

il

Piemontese d'all ora non avev!l l'in–

dole allegra e rumorosa delle altre pr ovincie ita liane; era più silen-

. zioso e quasi chiu so in sè stesso, più che per superbia per una inge–

riita avversione a vanta rs i e a gloria rsi da sè; parco nei discor si e

circospett o nelle azioni per timore dell'Autorità pubblica vigilante e

sospett osa.