

La vita e
il
costume torinese sul cadere del secolo
XVIII
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Il settecento, com'era vago di delicature e di piaceri, non poteva
non amare quelli che provengono dalla mensa. Le
classi
agiate e
quelle della borghesia grassa mangiavano bene, e si dilettavano,
anche allora, di confetture e di dolci. Singolarmente apprezzati quelli
che le monache, con sapienlissimo gusto, manipolavano perle per–
sone amiche e per i protettori del convento. I
canestrelli
Vercellesi,
i
biscottini
di Novara, gli
zuccherini
di Mondovì, avevano già con–
quistata la loro
celebrità,
al pari delle
caramelle
e dei
cioccolatini
per cui è famosa Torino odierna.
Si costumava andare a pranzo a mezzogiorno; ma verso la fine
del secolo, l'aristocrazia, per distinguersi forse dagli altri ceti anche
in questo, ritardò i! pasto principale della giornata fino alle 3 pome–
ridiane.
Il posto distinto a tavola era quello più lonlano dalla porta d'in–
gresso nella sala, e veniva occupato dalla padrona di casa, salvo che
vi fosse qualche convitato illustre. Nel desinare consuelo trinciava
il padrone; nei pranzi solenni un domestico vestito di nero. .
La nobiltà soleva vestirsi con eleganza per
il
pranzo, così come
anche oggi si costuma in moltefamiglie dell'alta aristocrazia.
La sera, dopo cena, i teatri, le conversazioni accoglievano i! fiore
della cittadinanza. Non ancora era diffuso il costume di andare. al
caffè, costume così caro ai Torinesi del sec.
XIX"
I caffè erano allora rari e ineleganti. Uno dei più antichi, se
pur noni! più antico era quello che un . tal Forneris aveva aperto
nel 1714 in via S. Dalmazzo, nell'antico palazzo dei Marchesi di
Biandrate.
Degli antichi alberghi erano ancora aperti quello di
S. Giorgio,
che nel 1481, aveva ospitata Chiara Gonzaga, sposa del Delfino d'Al–
vernia, ed aveva accolto Marin Sanudo, ambasciatore di Venezia;
quello delle
Ohiavi,
dove nel 1496 avevano ,preso stanza gli amba–
sciatori di Firenze e di Ferrara; quello dei
Tre Re,
nel quale sole–
vano prendere alloggio cospicui personaggi.
L'albergo delle
Tre Corone
in via S. Tommaso, appare in certi .
documenti del 1567, e più tardi in altre carte del 1602, del 1628 c
del 1706. In questo albergo abitò il celebre poeta Fulvio Testi,
quando venne a Torino nella ' sua qualità 'di ambasciatore di
AI-.
fonso
Ii
d'Este a Carlo Emanuele
I.
Ehbero reputazione di comodità e di cortesia gli alberghi ' del–
l'Angelo,'
della
Rosa Rossa,
che nel 1688 accolse la Compagnia comica
di Ippolito Mazzarino, fatta venire da Venezia per invito di Vittorio -