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Capitolo VIII.

Nei dì festivi , gran folla di popolo us civa dalla Città per andare

a diporto nelle campagne circostanti.

Agli 8 di settembre, anniversario della battaglia di Torino, un a

moltitudine di gente s i recava a Sop erga in lieto pellegrinaggio, e.

le pendici del colle brulicavano di famiglie che desin avano all'aperto

e non facevano ritorno in Città che a sera inoltrata.

La festa di S. Giovanni Battista, patrono di Torino, era celebrata

con

sole n nità ,

coll' accens ione del falò e spar i di mosch etti.

Il giorno di S. Giacomo si fest eggiava con un ballo dei pescatori.

Gli

abbà

della festa andavano alla chiesa di S. Lazzaro a farvi bene–

dir e un a ventina di pesci vivi, che nuotavano in un a tina. Finita la

cerimonia, una barca parata a festa di bandiere e di drappi li tra–

spor tava in mezzo al Po , do ve atto rn iati da molt e imbarcazioni, get–

tavano nel fiume i pesci ben edetti , ciascuno dei quali recava, legato

alla coda, un na stri no rosso.

Molti giova ni allora si buttavan o a nu oto e il primo di ess i che

riu sciva a tornar fuori con uno di qu ei pes ci era proclamato Re

della festa e toccava a lui l'onore di aprire il ballo .

Amanti ssimi erano allor a, come sempre, i Torinesi del ballo, mas–

sime nel carne vale, che veniva fest eggiato con mascherate, serenate,

cors i di gala lun go via Po o sulla via di Moncalieri, ai quali pren–

deva parte tutta la Corte.

Famoso era il ballo che si da va nel palazzo Levald igi. Un croni sta

mondan o del tempo , dice che in qu ello del 1790 vi era no 500 dame, che

si ballava in 15 sale, e nel salone ottagono figuravano contemporanea–

mente 15 quad riglie. Quel ballo durò 28 ore consec utive, dalla sera

del lun edì alla mezzanotte del martedì. Una signora (borghe se) I'Ale–

mandi danzò monferrine per 22 ore di seguito; molt e altre non si

ritirarono che per l'acconciarsi la teletta. E il cronista 'fa an che molti

altri nomi: la Marchesa di Caraglio

«

che ama ancora il piacere e

pare non abbia perduto l'abitudine di farn e parte

»,

la Marche sa di

Cambiano

«

gaia, svelta, amante del piacere e incurante an cora di

analizzarlo

» ,

la Contessa Ro ero di Monticello

«

alta, ben 'fatt a, bian–

chiss ima, e un a delle più belle figure di Torino

» ,

la Marche sa Rical–

done

«

gradevole di viso, ma lunga e sottile come una pertica

» ,

Le cerimonie nuziali del sec.

XVIII

erano pressochè identiche a

qu elle che cos tumano oggi, per ciò che riguarda la formola sacra–

mentale e il rito religioso.

Una cur iosa scena avveniva, quando una coppia di spo si passav a

innanzi a qualche caserma. I soldati di guardia salutavano, e la sposa