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Capitolo VIII.

d'Atlante, dentro la quale stava racchiusa da secoli la coltura lette–

raria del nostro paese,

se nzach è

nulla vi pen etrasse di fuori.

I poeti pargol eggianti nei bo schetti d'Arcadia investì con la dia–

lettica mordace della

Frusta.

Eccessivo talora nel biasimo e persino

nella lode, se ppe tuttav ia ridestare nella cosc ienza nazionale

il

biso gno

di un a , letteratura, che non foss e campo, ap erto agli scioperati e ai

d ilett anti, non finzion e di immagin ari e' sit uazion i o di vagh i . sogn i

in contrasto con la , realtà , ma esp res sione di sincerit à e di vita. E

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qu esto se ns o della re altà come contenuto dell'arte ispirò i du e

volumi delle lettere descrittive ai fratelli, nelle quali espone in una

pro sa franca e spigliata le sue impressioni. di viaggio attraverso la

Spagna e il Portogall o. Per lui la prosa perde quello che aveva di

a ccad emi co e di con venzionale nella ' struttura del periodo e nella

preziosit à della parola, e l'accostandosi alla convers azione familiar e

delle person-e colte, preJud e aIJ e form e prosastiche moderne.

Quando nel 1763 Giuseppe Baretti pubblicava le lettere descrittive

e la fru sta letteraria, Vittorio Alfieri (fig. 135) compieva la sua inedu–

cazione 'nell'Accademia militare di Torino.

Nato, ne l 1749 ad Asti , di nobile fami glia, dopo una giov.! nezza

avve nt urosa e irrequiet a, pa ssata viaggiando l'Europa ' in cerca di

sensazioni nuove .e tumultuose, a 27 anni se nte sorge re nel profondo '

della s ua coscienza il desiderio vivo della sua redenzione intellet–

tual e e morale a ltre volte lan guidamente pro vato e si consacra con

in saziato ardore agli s tud i, rifacendo da capo la sua colt ura sui mag–

giori no stri sc ritto ri itali ani e latini.

,

, Qu esta comu nione spiritua le riaccese in lui i sensi nativi d'ita–

lianità

nel pen siero e nella espressione,

e

per essa egli di venne inter–

p ret e del pen si ero politico , che , attraver so i secoli, come una fiaccola

, a ccesa si ' erano trasmesso i nostri grandi di un'Italia più degna, e

s i fece asse rto re vigoroso di , qu ell 'id eal e di libertà ch e alb eg:giava

nelle èosc ienze

più

alacri e ap erte all e aspirazioni umane di giustizia

socia le. Quando in F rancia scoppiava la rivoluzione intesa ad infran–

ge re il privil egio e proclam ar e i diritti dell'uomo, Vittorio Alfieri

aveva compiuto il suo ciclo di poesi a tragica , in cui si agitano i fieri

se ns i di amore degli ordini liberi e vi frem e l'odio, implacabile per

ogni forma di violenz a e di tirannide. Il conflitto fra l'eroe e il ti ranno

vi è es presso con singola re vigoria, e forma l'anima della sostanza

tragica, nella stessa guisa che la lotta dell'uomo cont ro il des tino

inesorabile, cos tituisce lo s pirito interiore dell'incomparabil e dramma

di Eschilo e di So focle. Le persone del dramma alfieri an o non r ispon-