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Maria Cristi na e Carlo Emanuele II

~9 1

«

Questi tragici even ti - scr ive il Ricotti - de' qu ali l'ultimo

fu posteriore alla morte di Carlo Emanuele II , per qu anto fossero

improntati di debol senno e di tendenze dispotiche, non gli levarono

l'amore che la più parte de' sudditi aveva concepito

per

lui. Sot–

toponendo a processi e condanne infami l'Alfieri, il Livorno e

il

Blancardi, egli aveva secondato le passioni correnti che anelavano

a redimere l'onor nazionale, far tutti uguali dava nti alla legge e

abbassare i Grandi, la cui insolenza era divenuta insopportabile

durante la Reggenza. In ciò e l'amor proprio del Principe e dei

sudditi collimava, pago lui di sbaraz-

zar si degli ultimi ostacoli al governo

assoluto, paghi loro di veder cas tigati

in alcuni le colpe dei molti. Il popolo

cieco applaudiva agli atroci pro cessi,

attribuendo le disfatte militari a tra–

dimento, le condanne a stretta giustizia,

i benefici della pace alla bontà del

Principe

» .

.

Era ancora il Duca nel fi or degli anni

(fig. 66); aveva lo Stato in pace e già

erano rimarginate le ferite .dell'impresa

di Genova, quando il 4 di giugno co-

Fi g. GG. - Carlo Emanuele II.

minciò a .sentirsi male ed esser preso

da una febbr e gagliarda, che fu detta

lereana doppia

ed

acuta .

Volle

sub ito fare i suoi doveri di buon cr istiano e a chi

. 10

confort ava

«

non passerà

il

nono giorno

»

egli disse

«

che voi perderete un

padrone che vi era amico

» .

La notizia della sua malattia si diffuse

ben presto' per ogni dove, susc ita ndo un senso di stupore e di pro–

fondo cordoglio. Voti di cittadini e processioni di ecclesias tici e pre–

ghiere di tutti accompagnavan o

il

corso della malatti a.

Volle scriver il Duca alla sorella elettrice di Baviera

(fig.

67), e al

Marchese di S. Maurizio e al Truchi, minist ri di Stat o, dettò il suo

testamento. Parlò con la Duchessa a lungo e a lei manifestò le sue

volontà ultime; poi fece le sue divozioni con serena umiltà e raccogli–

mento di spirito.

Sentendosi prossimo alla fine, volle ancora benedir e la moglie, il

tiglio e i congiunti più stretti. Rivolto si al figlio, pr onunziò, in mezzo

alla commozione degli astanti, que ste sagge par ole :

«

Addio, mio

figliolo , vi raccomando

il

iimor di Dio, la gius tizia

e

l'obbedienza a

vostra madre

» ,

Rimase qualche tempo col suo confessore tutto inteso