

Capitolo V.
per colmo della misura
SI
diceva reo di violenza carn ale sopra du e
ragazze, che da Savo na si recavano a 'l'orino.
Delitti di sangue si comm ettevano con inaudita frequenza e per
lievi cagioni.
A Savigliano (fig. 68), nel giugno del 1654, il Conte Carlo Radi cati
uccideva il Conte Alessandro di Passerano, mentre stava per entrare
in chiesa, per il futil e moti vo di una delle pan che , su cui sedevano
le fami glie signorili durante le sa cre funzi oni.
A Cer esole, nel marzo di qu ello stesso anno, Carlo Ro ero freddò
con un colpo di pist ola il senato re Paterino, che, passando per la
stra da, aveva avuto la ina vverte nza di urtarlo. Gli è che l'omicida
tolse a pret esto l'involontario urtone per vendi carsi' del malcapitato
di un a vecchia qu esti one di feudi.
Er ano tante le prepotenz e e gli atti delittuosi che si commette–
vano nel Casal ese, nell'Asti giano e altrove per parte del ceto nobi–
liar e, che a volerl e racconta re occorrerebbero parecc hie pagine. Urgeva
por fine a tutte qu este sove rchierie, perp etrate cont ro le classi infe–
riori e cont ro la stess a autorità dello Stato.
Aveva tent at o una tal e impresa Carlo Emanuele II , specialmente con
provvedimenti intesi a limitare i diritti feudali ; ma poi necessità d'in–
dol e finanziari a lo trattennero sulla via della util e e coragg iosa riforma.
Anche i processi, chi ben gua rdi, qu antunque eccess ivi e non
sempre 'imparziali, mira vano a deprimere le pr epot enze nobil esche.
Un decreto emanato da Cado Emanuele pochi mesi prima: della
sua morte perm etteva che ai balli nelle case popolan e fossero rice–
vu ti i nobi li, e alle veglie danzanti di qu esti ultimi potesse int erve–
nire la gente del pop olo ; ma ch iaramente avvertiva che ' la cortes ia
non era da confonde re col diritto. Per ciò era
il
Principe molto amato
dai popolani , che lo pian sero morto coi segni di uni versal e cordoglio.
Non diver si dai costumi de' nobili erano qu elli del clero. Gli ordini
religiosi avevano in Pi emonte conventi a centinaia : pressochè in
ogni citt à, q terra not evole, er ano comunità di F ra ncescani delle vari e
regole: Minori Osservanti, Riformati, Cappuccini; e Domeni cani e
Gesuiti; Pr eti dell'O ra tori o, Servi di Maria, Benedettini, Carmelitani,
Anto nian i, Cistercens i e Certosi ni; e chi più ne ha più ne metta.
In qu esta moltitudine di religiosi e nel clero secolare erano certo
non poch i sacerdoti do tt i e mori ger ati , caritatevoli e pii ; ma vi abbon–
davan o gli ozios i, gli ignor anti e gli ind egni , che ave vano intrapreso
il mini stero sacro più per convenienza o per mettersi in una classe
riverita e fort e, che non per vocazione.