

Maria Cristina e Carlo Emanuele Il
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Nè al capo dello Stato poteva venire opposizione dei ministri, i
quali erano diventati dei semplici segretari, incaricati di eseguire gli
ordini superiori.
L'assolutismo si venne consolidando in Piemonte sotto Vittorio
Amedeo l e Maria Cristina in una forma diversa da quella che
aveva preso in Francia. Mentre in questo paese l'autorità regale aveva
abbattuto o ridotto almeno denlro più stretti confini il privilegio feu–
dale, iniziando quella uguaglianza civile, che sarebbe più tardi, per
altre vie e con altre forze conquistata, in Piemonte, specie sotto la Reg–
gente, il potere supremo si appoggiò alla nobiltà, parteggiando i
popolani per i Principi, e quella arricchì di feudi, di cariche e di
pensioni.
La nobiltà era divenuta così petulante e superba, al dire di un
contemporaneo, che agiva da padrona, credendosi lecita ogni ribal –
deria. A Valdengo, ad esempio, il barone Carlo Antonio Avogadro, nel
1660, era assalito con archibugiate dallo stesso suo primogenito, che
assassinava pure un proprio fratello. Francesco Barozzi teneva seque–
strato il proprio padre, Segretario di Stato, obbligandolo a riscattarsi
per denaro (1657). Nel 1664 il Conte Amedeo Baronis di Buttigliera,
attraversando la pubblica piazza del paese dove si dava un ballo popo–
lare, presa un'alabarda, cominciò a dar addosso ai ballerini e ai musi–
canti, fracassando strumenti e mettendo scompiglio in ogni cosa.
Nel 1655 Giovanni Antonio Ceva dei signori di Scagnello, con dodici
altri banditi, infestava le strade, commettendo ogni sorta di grassa–
zioni. Nel 1674 Mario, dello stesso casato, scannava, non sappiamo
perchè, la propria moglie. Il Marchese Carlo Lodovico Faletti di Barolo
teneva a' suoi cenni quei
bravi
così mirabilmente ritratti dal Manzoni
nel suo romanzo, e con loro ferì un giorno di pistola il curato della
Morra che aveva ricorso al Senato e fatto annullare la nomina d'un
podestà in quel suo feudo (1664).
Le città e i grossi borghi erano tutti pressochè funestati dalle
varie gare e fazioni tra le famiglie principali. A Cherasco i capitani
Giovanni Francesco e Carlo de' Ratti, forti di 60
rnasnadieri
a cavallo,
corseggiavano
il
territorio di Mondovì, dando addosso ai contadini,
che mietevano le messi, ferendo uomini e donne, vecchi e fanciulli.
Un tale Antonio Politi di Cherasco era imputato di tali delitti da
disgradarne un bandito celebre: lo accusavano di avere sparato un
colpo d'archibugio contro un agente del fisco, di aver fatto morire
in un suo carcere privato un certo Fiorito di Bra, di avere ucciso
un tal .Mota e di avere attentato alla vita di un altro cittadino. E