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. Capitolo VI.
2.
Vittorio Amedeo, nell'assumere il potere, aveva trovato il
paese ridotto in tale dipendenza dalla Francia, che per poco, si può
dire, non era in istato di vassallaggio.
Dovette prima di tutto sanar le piaghe dell'erario, ridotto in con–
dizioni deplorevoli; poi domare una rivolta scoppiata a Mondovì per
la gabella del sale, e vi riuscì parte con la clemenza e parte con la
fermezza. Non potè tuttavia sottrarsi subito, come avrebbe voluto, a
quella specie di tutela, che la Francia aveva preso ad esercitare sopra
il PIemonte; anzi fu talora costretto a secondare la politica dello zio,
avversa ai non cattolici.
.
Aveva Luigi XIV revocato l'editto di Nantes (1685) e mossa una
fiera persecuzione contro gli Ugonotti, costringendo ad emigrare dalla
Francia ben 50 mila famiglie; e poichè una parte di queste avevano
cercato rifugio presso i Valdesi, il despota francese
obbligò
il Duca
(aprile 1686) a portar la guerra, suo .malgrado, in quelle valli.
'
Vittorio Amedeo fece osservare al Monarca francese che la Corte
di Torino, prima di avventurarsi in una nuova persecuzione religiosa,
doveva procedere con somma cautela, poichè i Duchi precedenti,
avendola tentata, avevano fatto opera vana.
Coteste saggie osservazioni tl'Ovarono Luigi XIV irremovibile nei
suoi feroci propositi; anzi mandò a dire al Duca di Savoia, che, ove
.non fosse stato obbedito, avrebbe, dal canto suo, saputo compiere il
suo dovere.
Alla grave minaccia dovette piegarsi Vittorio Amedeo e pubbli–
care un bando pel quale i Valdesi dovevano cessare immantinente
dall'esercizio della loro religione, abbattere
j
loro templi, convertirsi
alla fede cattolica entro quindici giorni, pena lo sfratto dal· paese.
Il bando imponeva ad essi l'obbligo tassativo di educare secondo
i dettami della religione cattolica i loro figlioli, comminando ' per le
madri renitenti la fustigazione pubblica, e per i padri cinque anni
di galera.
Resisterono i Valdesi all'iniqua imposizione e presero le armi per
difendere la loro fede; ma ogni Tesistenza fu vana; ben 12.000 di
essi furono fatti prigionieri e chiusi nelle fortezze di Torino, Ver- ·
celli, Asti, Fossano, Mondovì e Cuneo. Molti di questi infelici, è con–
fortevole ricordarlo, trovarono aiuto e soccorso nella carità veramente
cristiana di due anime pie; quelle dei padri Valfrè e Morand. In essi
parlava, con le sue parole di amore, la voce del Redentore.
.
Duemila fanciulli furono affidati a famiglie cattoliche
perchè
li
educassero cattolicamente; cinquanta infelici vennero dal generale