

356
Capitolo VI.
rinforzi erano giunti di Francia al Catinat, perchè potesse difendere
la piazza. Che
fare~
Conveniva rinunziare all'assedio e affrontare
il
nemico in una battaglia decisiva.
Si scontrarono i due eserciti alle Cascine della Marsaglia il 4 ot–
tobre del 1693: aspra fu e sanguinosa la pugna; ma gli Alleati ebbero
la peggio. Perderono costoro circa diecimila soldati, trenta bandiere
e buona parte dell'artiglieria, mentre i Francesi non ebbero che
duemila uomini messi fuori di combattimento (1).
Dopo questa sconfitta Vittorio Amedeo fu costretto a riaprire le
trattative di pace. Nel tempo che queste si svolgevano, volle
il
Duca
sperimentare quali fossero le disposizioni d'animo degli Alleati a suo
riguardo e chiese alla Spagna
il
governo della Lombardia, obbligan–
dosi a difendere i possedimenti spagnoli d'Italia e offrendo per ga–
ranzia la città di Nizza, Monmeliano e la Cittadella di Torino.
La Spagna, seguendo le sue antiche consuetudini di pretender molto
e
poco concedere ai suoi Alleati, non accolse la domanda del Duca.
Mentre duravano le trattative tra la Francia e il Piemonte, gli
oImperiali, comandati dal Principe Eugenio; ponevano l'assedio a
Casale. Questo fatto veniva in mal punto a rendere più scabrosa ed
incerta la situazione politica del Piemonte: prender parte all'im presa
non si poteva senza compromettere gli accordi con la Francia; disin–
teressarsene del tutto era lo stesso che destar sospetti e diffidenze
negli Alleati. Se Casale fosse stata espugnata, senza
il
suo concorso,
la Spagna avrebbe tenuto indubbiamente per sè quella fortezza.
Per ciò Vittorio Amedeo pensò di agire con somma prudenza.
Pattuì segretamente col oConte Crenau, governatore di Casale, che
non appena gli assedianti si fossero avvicinati alle mura e avessero
messo in posizione le loro artiglierie, egli uscirebbe a parlamentare
e cederebbe la piazza ottenendo gli onori di guerra; ma non sgom–
brerebbe la città, se non dopo rase le fortificazioni. E così avvenne,
senza che ne fosse trapelata alcuna notizia.
Casale fu smantellata e restituita al Duca di Mantova. Vittorio
Amedeo fece coniare una medaglia nella quale sul dritto v'è il genio
della vittoria, che porge all'Italia mesta e seduta sulla sua cornucopia
la riconquistata cittadella. Nello sfondo il sole
rannuvolato
di Luigi XIV
sta per tramontare. La leggenda dice:
Carpimus occiduo speratam sole quietem.
(1) Il 5 ottobre 1913 fu inaugurato un monumento sul luogo ove avvenne la
battaglia.