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Capitolo VI.

non è facile sapere la: ragione per la quale,

seoondo'<narr à

una tra–

dizione valdese,

il

Duca sarebbe stato costretto a cercare rifugio per

alcuni giorni nel remoto villaggio di Rorà, ospite di una famiglia di

Valdesi, per sottrarsi al pericolo di cadere, durante una recognizione,

nelle mani dei Francesi.

L'inseguimento del Principe e del suo manipolo fu proseguito

dai Francesi fino ai 23 di luglio; ma quando ebbero la persuasione

che la caccia rimaneva senza effetti, abbandonarono l'impresa e dires–

sero le forze sguinzagliate contro il Principe inafferrabile, sotto le

mura di Torino. Questi allora potè rientrare in Bibiana e di

con-

. dursi coi suoi a La Motta di Carmagnola.

La partenza della Corte e del Duca, come pure quella del Tri–

bunale Supremo e della Camera dei Conti, che si trasferivano a

Cherasco, produsse un po' di sgomento nella popolazione torinese,

sgomento cui accenna un ignoto poeta che

nell'Arpa discordala

cantò

i principali episodi dell'assedio (1):

o

Dio! chi podria raccontè

. La gran furia de menè el pè

Tntt'el mond era de trott

Per emballè i so fagott,

Camise, e lingiarie

Con la pecitta farnia

A dè parti a al mojer

Chi per le bande de Cher

. Chi per Carmagnola

Al Mondovi, e Salusola.

Ma ben presto ogni timore si dileguò, e la popolazione, eome

vedremo, gareggiò fino alla fine di, valore e di costanza col presidio.

(1) Vogliono i più che questo lavoro sia opera del sacerdote Tarizzo, ma

l'amico nostro Euclide Milano giustamente osserva che non abbiano alcuna prova

che quel lavoro sia propriamente suo. bivero non si comprende come

.un

verseg–

giatore colto quale era il Tarizzo, abbia potuto scrivere versi cosi sciatti e metri–

camente errati. Del resto il Tarizzo aveva composto un

Ragguaglio storico dell'as–

sedio , difesa

e

liberazione "dello: città di Torino,

che gli procurò l'onore della citta–

dinanza e

il

compenso di

~5

doppie. Nè è verosimile che

il

'I'arizzo, dopo aver

composto il

Ragguaglio,

si desse ad 'esporre la medesima materia con una intona–

zione burlesca, che tocca talora il grottesco, cui vivamente contrastava l'indole,

il carattere, la serietà sua di sacerdote. Queste ed altre considerazioni fanno credere

al Milano che il gustoso componimento sia opera di qualche popolano,

il

quale,

servendosi del

Ragguaglio

come guida, e aggiungendovi episodi particolari da lui

conosciuti per esserne stato parlecipe o spettatore, volle narrare in quella forma

i grandi fatti di Torino con lo spirito bonario, sincero e talvolta arguto, che è nel

fondo del carattere piemontese.