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880

Capoluogo della Marca carolingia

Nell’880 un conte delegato dai carolingi, Suppone, presiede una seduta di tribunale a Torino, fornendo la prova di una nuova funzione della città nell’ordinamento dell’impero costruito dai Franchi. Dal 773 (dopo che il re franco Carlo Magno aveva sconfitto il re longobardo Desiderio) fino all’888 (quando fu deposto l’imperatore Carlo il Grosso) Torino diviene infatti capoluogo di una provincia carolingia (il Comitato). Dall’888 al 950, quando i re carolingi non c’erano più, il Comitato fa parte di una articolazione più ampia, la Marca con capoluogo Ivrea, estendendo su Torino il governo di marchesi (Anscario I e II, Adalberto, Berengario II) che risiedono più stabilmente fuori città, appunto a Ivrea. Torino mantenne tuttavia la funzione di centro del Comitatus torinese sia nel periodo dei diversi re che si alternarono sul trono d’Italia, sia durante il governo dei re sassoni (gli ‘Ottoni’).

Dal 950 al 1091 Torino è capoluogo, oltre che del Comitato, di una Marca vastissima che comprende anche Asti, Alba, alcuni Comitati senza centri urbani (Auriate e Bredulo) e la Liguria occidentale (Albenga e Ventimiglia). È questa la fase del medioevo in cui la ‘centralità’ di Torino si applica alla più ampia regione, e in cui i marchesi torinesi esercitano un controllo incontrastato sulle strade – in particolare la via Francigena della Valle di Susa diretta verso il valico del Moncenisio.

I marchesi di Torino amministrano il loro vastissimo potere da un palazzo collocato presso la ‘porta di Susa’ della città. Questi influenti governatori (Arduino III, Manfredo, Olderico Manfredi) appartengono a una dinastia, gli Arduinici – non parenti del famoso re Arduino d’Ivrea – che dopo la morte del marchese Olderico Manfredi (1035) è tenuta insieme da una donna, la contessa Adelaide, che ne evita la dispersione, governando ‘di fatto’ per i tre mariti (sempre morti prematuramente) un suo figlio e un marito di sua figlia. La Marca si sfalda nel 1091 alla morte di Adelaide. Da quell’anno il vuoto di potere realizzatosi a Torino consente ai vescovi di sviluppare un’influenza non solo ecclesiastica ma anche civile sulla città, mentre il Torinese diviene campo di concorrenze tra forze signorili diverse – prima dell’arrivo dei Savoia, un secolo dopo – e mentre le periferie della grande Marca svincolano la propria storia dal loro antico centro.

Giulio Pavia

Galleria

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Il campanile di Sant’Andrea (particolare, 5). Fotografia di Plinio Martelli, 2010. © MuseoTorino.

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Il campanile di Sant’Andrea presso il Santuario della Consolata (1). Fotografia di Plinio Martelli, 2010. © MuseoTorino.

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Il campanile di Sant’Andrea (dettaglio, 2). Fotografia di Plinio Martelli, 2010. © MuseoTorino.

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Il campanile di Sant’Andrea (3). Fotografia di Plinio Martelli, 2010. © MuseoTorino.

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Il campanile di Sant’Andrea (4). Fotografia di Plinio Martelli, 2010. © MuseoTorino.

Temi ed Eventi

Da Comitato franco a marchesato sotto Arduino III

In epoca carolingia Torino fu centro di comitato, poi parte della marca d’Ivrea, infine marca autonoma. Nel X secolo subì la minaccia saracena.

Soggetti

Bruno de Baratonia (XI secolo)

Bruno de Baratonia fa parte dell’apparato politico-amministrativo della marca torinese fin dal 1041, con il titolo di vicecomes, visconte. Nel 1075 è il primo a usare la formula “de Barratonia”, adottata poi dai suoi discendenti.

Adalberto marchese d’Ivrea

Adalberto, della famiglia degli Anscarici, resse la marca di Ivrea all’inizio del secolo X, quando all’interno della circoscrizione era compreso il comitato di Torino. Fu Adalberto a donare ai monaci dell’abbazia di Novalesa trasferitisi a Torino la chiesa di Sant’Andrea.

Landolfo di Torino

Landolfo è stato vescovo di Torino a partire circa dal 1010 e ha contribuito a potenziare il patrimonio fondiario della diocesi torinese, sviluppando rapporti di distensione e addirittura collaborazione con il marchese di Torino Olderico Manfredi.