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1808

Tra Restaurazione e sviluppo

Con la definitiva annessione del Piemonte alla Francia, nel 1802, Torino, non più capitale, diviene un centro di servizi e uno snodo commerciale tra l’Italia e la Francia. La città assume una forma diversa: mentre si avvia lo smantellamento dei bastioni, attorno alle cerniere degli antichi attestamenti viari fuori porta sono realizzate alcune grandi piazze, collegate tra loro da un sistema di promenades alberate esterne. Per la prima volta i torinesi sono assoggettati al pagamento della tassa fondiaria e, di conseguenza, hanno inizio i lavori del catasto urbano. La città viene divisa in quattro distretti – corrispondenti alle direzioni dei flussi commerciali – e viene applicato il sistema introdotto per la prima volta a Parigi, che, assegnando a tutte le vie e le piazze di Torino un nome fisso, cui segue l’indicazione di un numero civico, permette di individuare con certezza il domicilio di ogni abitante. Vittorio Emanuele I, rientrando nel maggio 1814 dall’esilio, attraversa il solido ponte napoleonico sul Po e si trova di fronte una città irriconoscibile: al posto dei bastioni, in via di smantellamento, una grande esplanade alberata, ricca di spazi da edificare.

Torino, che torna a essere capitale di un regno, eredita le scelte urbanistiche francesi. Sono realizzati la Piazza d’armi presso la Cittadella (in un’area poi completamente edificata) e lo spianamento dei terreni presso Porta Susa. La vendita dei terreni delle fortificazioni abbattute procede nella zona di piazza Emanuele Filiberto (ora della Repubblica) e di Porta Nuova (ora piazza Carlo Felice). Il miglioramento della congiuntura economica e la ripresa demografica determinano un’intensa edificazione di queste aree, insieme a quella del Borgo Nuovo tra Porta Nuova e il Po. Secondo le direttive della corte, alla metà degli anni Venti inizia la realizzazione di Piazza di Po (ora Vittorio Veneto), mentre il municipio interviene nella realizzazione della piazza e del tempio della Gran Madre di Dio sulla sponda opposta del fiume. All’inizio degli anni Quaranta lo spazio entro la circonvallazione napoleonica risulta edificato e si pone il problema dell’ampliamento del perimetro urbano, fuori Porta Nuova, a Vanchiglia e nei terreni intorno alla Cittadella.

Silvano Montaldo

Mappa Storica

Piano regolatore 1817

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Torino nel 1839

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Galleria

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Claude-Yves Joseph La Ramée Pertinchamp, Charles Mallet, Ponte Vittorio Emanuele I, 1802-1814. Fotografia di Mattia Boero, 2010. © MuseoTorino.

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Caffè Fiorio, sala interna. Fotografia di Dario Lanzardo, 2010. © MuseoTorino

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Chiesa della Gran Madre di Dio (veduta posteriore). Fotografia di Dario Lanzardo, 2010. © MuseoTorino.

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Carlo Bernardo Mosca, Ponte Mosca, 1823-1830. Fotografia di Dario Lanzardo, 2010. © MuseoTorino.

Temi ed Eventi

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Borgo Nuovo

Formatosi fra gli anni Venti e Sessanta dell’Ottocento, il borgo divenne la zona residenziale dell’alta società torinese, riunendo un insieme di eleganti palazzi come ad esempio la casa Ponzio-Vaglia dell’ingegnere Alessandro Antonelli all’incrocio fra via Giolitti e piazza Maria Teresa.

La rete viaria e i trasporti

Nel XIX secolo Torino accrebbe la sua centralità con strade che ne dipartivano formando una stella e che la collegavano con un gran numero di altri centri nella regione. Anche le nascenti ferrovie contribuirono a consolidare questo ruolo.

Soggetti

Ignazio Michelotti

Ingegnere idraulico, costruttore del canale omonimo soppresso nel 1936. Fu socio dell'Accademia delle Scienze dal 1791.

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Pio Istituto della Divina Provvidenza

La prima fondazione della grande opera caritativa di san Giuseppe Cottolengo, il cosiddetto "ospedaletto della Volta Rossa", avvenne nel 1828 a pochi passi dalla Chiesa del Corpus Domini.

Altri luoghi

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Istituto penale minorile Ferrante Aporti, già Istituto correzionale agricolo per giovani discoli ed ex Cascina La Generala

Antico edificio ad uso agricolo, divenne nell’Ottocento un istituto correzionale per minori, in cui i giovani detenuti si esercitavano nel lavoro dei campi. Situato sulla strada per Stupinigi, nel Novecento venne intitolato a Ferrante Aporti.