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1852

La capitale morale d'Italia

Nel 1848 il Municipio si riappropria di un ruolo centrale nelle decisioni relative agli ampliamenti e ai lavori pubblici, anche grazie all’acquisizione di una maggiore autonomia finanziaria, in funzione della quale, nel 1853, è stabilito il tracciato della nuova cinta daziaria, che lascia un segno evidente sia nella struttura della città, sia nella forma edilizia. L’anno prima era stato approvato il Piano d’ingrandimento, che condiziona lo sviluppo di Torino nel secondo Ottocento. Sempre nel 1852 è approvata la demolizione della Cittadella, rendendo disponibile un’enorme estensione di terreni, su cui sorge la nuova zona residenziale di piazza Statuto e Porta Susa e dove è posizionato lo scalo della ferrovia di Novara.

Il collegamento alla zona di Porta Nuova, dove già si trovava lo scalo della ferrovia di Genova, è realizzato attraverso nuove direttrici (attuale corso Vinzaglio e proseguimento del viale del Re) tracciate su una griglia ortogonale di viali alberati che, a differenza delle grandi promenades napoleoniche, non sono più tangenziali del costruito, ma assi rettori della struttura edificata e inediti giardini urbani. La riuscita dell’integrazione tra la nuova zona e la città preesistente è assicurata anche dal ricorso al portico come elemento tipizzante. Su Torino, capitale dell’unico stato italiano che avesse mantenuto le libertà introdotte nel 1848, si concentrano l’emigrazione politica e robusti investimenti finanziari, che determinano un’accelerata crescita demografica, interrotta bruscamente nel 1864 per la perdita del ruolo di capitale del nuovo Regno d’Italia. Ne segue un massiccio esodo di popolazione e la ristrutturazione del sistema economico, fino ad allora fortemente caratterizzato dai servizi alla corte e dalla presenza degli apparati di governo. Dalla crisi Torino si riprende lentamente, durante gli anni Settanta, come centro manifatturiero, nel quale inizia a delinearsi la dicotomia tra la città borghese delle nuove aree residenziali e le zone suburbane delle borgate operaie.

Silvano Montaldo

Mappa Storica

Pianta della Città 1852

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Carta topografica di Torino 1878

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Galleria

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Monumento a Camillo Benso Conte di Cavour. Fotografia di Fabrizia Di Rovasenda, 2010. © MuseoTorino

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Il parco Cavalieri di Vittorio Veneto (già piazza d’Armi). Fotografia di Roberto Goffi, 2010. © MuseoTorino.

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Alessandro Antonelli, Mole Antonelliana (veduta), 1889. Fotografia di Bruna Biamino, 2010. © MuseoTorino.

Temi ed Eventi

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Nuovo quartiere di Vanchiglia

Il Piano d’ingrandimento della capitale (1851-1852) dell’architetto Carlo Promis decretò il risanamento dell’area, afflitta da gravi cause di insalubrità, e la sua progressiva urbanizzazione, con l’avvento di interessanti edifici fra cui primeggia la Mole Antonelliana.

Soggetti

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Leonardo Murialdo (Torino, 1828-1900)

Sacerdote, pioniere dell’educazione a favore dei giovani lavoratori, il suo nome è legato in particolare al Collegio degli Artigianelli. Nel 1970 è stato santificato.

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Giuseppe Talucchi (Torino, 1782-1863)

Architetto, allievo di Ferdinando Bonsignore, è tra gli esponenti dello stile Neoclassico in Piemonte. Tra le gli edifici progettati a Torino: l'Ospedale San Luigi, ora sede dell'Archivio di Stato, 1818-33; il completamento del Collegio dei Nobili, poi Accademia delle Scienze, 1818-24; il completamento della chiesa di San Filippo Neri, 1824; la Rotonda cioè l'edificio per la scuola di Latinità, 1826- 1828; l'Ospedale dei Pazzerelli, 1828; il portale dell'Università in via Verdi, 1834; il Palazzo Ferrero di Ormea.